Commento martedì 1 aprile 2014

Martedì 4ª settimana di Quaresima (Ez 47,1-9.12  Sal 45  Gv 5,1-16)

«Alzati, prendi la tua barella, e cammina» (Gv 5,8)

Io credo che Gesù fosse dotato di un umorismo fortissimo. Come puoi chiedere seriamente ad uno che è paralitico da trentotto anni se vuole guarire? O è una presa in giro, oppure quella domanda sottintende qualcosa di molto più profondo. Gesù vede al di là della apparenze, va alla causa. Dice a chi è paralizzato: “Tu hai spento il tuo slancio vitale, il tuo desiderio di vita”. Gesù gli offre la vita, ma non lo tocca. Gli dice di alzarsi: il paralitico deve scegliere di ritrovare fiducia nella propria identità e desiderio di vivere. Gesù dona e mi chiede di non chiudere la porta, ritenendomi indegno di Dio. Mi chiede, altresì, di non lasciare sul posto la mia barella, ma di “portarla”. Preferirei gettarla via. Ma portare è un verbo attivo e sostituisce un movimento di morte con un movimento di vita. Portare il mio giaciglio vuol dire ripartire dal mio passato e camminare verso un distacco dal male, prendere coscienza dei miei veri problemi, uscire dal vittimismo e non aspettare che siano gli altri ad immergermi nella piscina. Verrà anche il momento di gettare via la barella, con la grazia di Dio, e lasciare andare quello che mi ha fatto male. Purché io impari a camminare secondo Dio.

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