Commento martedì 15 aprile 2014

Martedì santo (Is 49,1-6  Sal 70  Gv 13,21-33.36-38)

«Giuda, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte » (Gv 13,30)

Questo brano mi colpisce per due particolari. Innanzi tutto, l’avverbio « subito ». Nei vangeli ritorna ben 13 volte, ma solo una volta ha questa tinta così fosca. Evidentemente Giuda non vede l’ora di uscire da quella stanza. Fugge. Ma da chi? Da che cosa? Più volte Gesù invita ad aprirsi alla « luce vera, quella che illumina ogni uomo » (Gv 1,9). Giuda tenta di fuggire da se stesso, ma finisce appeso ad una corda. Lascia Gesù e gli amici, con cui aveva condiviso esperienze indimenticabili, e sceglie una strada di morte. Cosa lo avrà attratto? Cosa fare perché nessuno di noi si lasci stregare da simili trappole? Il secondo particolare è la specificazione « era notte ». Certo, il sole era già tramontato. Ma c’era un’altra notte ancora più oscura. Era quella del suo cuore, ormai inaridito. Che tristezza! Chissà come era sofferente! Tant’è che si pente e riporta i soldi della compravendita di Gesù, gettando le monete nel tempio. Perché non è tornato indietro? Falso orgoglio? Troppa vergogna? Solitudine? Sono domande che ci rimbalzano addosso ogni volta che la cronaca ci racconta di un suicidio.

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