Commento venerdì 28 marzo 2014

Venerdì della 3ª settimana di Quaresima (Os 14,2-10 / Sal 80 / Mc 12,28b-34)
 
«Nessuno aveva il coraggio di interrogarlo» (Mc 12,34)
È il sentimento che ci accomuna un po’ tutti. Fare domande a Gesù è rischioso, perché lui cambia sempre le carte in tavola e smonta i nostri ragionamenti ben congegnati. Perfino Pilato, pur nella sua impermeabilità a tutto ciò che non fosse legato al potere, è stato messo in difficoltà dalle parole di Gesù (Gv 18,38). Lo scriba che ha posto la domanda a Gesù conosceva bene la materia, per cui ripete perfettamente la lezione, citando Mosé ed i profeti (Dt 6,4; 4,35, Am 5,21).
 
Dà l’impressione di essere il saputello che vuol fare bella figura e che ha imparato a memoria la risposta. Perché, allora, Gesù gli dice che « non è lontano dal regno di Dio »? Cosa ha visto in quell’uomo, al di là delle parole un po’ presuntuose? Cosa vede Gesù in me, al di là delle mie risposte imparate a memoria? Che differenza c’è tra queste e la mia vita concreta, reale, quotidiana, sul lavoro, in famiglia, nella comunità?
 
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