«Cultura della vita» all’opposto della «cultura dello scarto»

Appello Arcivescovo a coerenza e testimonianza. Solidarietà a Cottolengo

Qui di seguito la dichiarazione dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, sulle «disposizioni anticipate di trattamento» per il fine vita.

«Intendo esprimere anche pubblicamente, come ho già  fatto di persona, il mio apprezzamento a don Carmine Arice, Padre Generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza per la decisione di non applicare, nelle strutture ospedaliere del Cottolengo, le “disposizioni anticipate di trattamento” per il fine vita, anche andando incontro a tutte le conseguenze di legge che tale scelta comporta.

Le ragioni di merito addotte sono molto chiare e riguardano i valori cui facciamo riferimento, come credenti e come Chiesa, sul significato della vita umana – in ogni istante e nella sua conclusione. Ci sono anche ragioni specifiche, come don Arice ha ricordato: la Chiesa ha già stabilito i criteri della proporzionalità delle cure e si è espressa, ancora recentemente con Papa Francesco, contro l’accanimento terapeutico e contro l’eutanasia. Anche il Presidente della CEI cardinale Gualtiero Bassetti «ha ribadito che ai vescovi sta a cuore che venga riconosciuta oltre alla possibilità di obiezione di coscienza del singolo medico, quella che riguarda le nostre strutture sanitarie».

La “cultura della vita” è all’opposto della “cultura dello scarto”. Gli anziani, le persone malate vanno pienamente difese e tutelate nei loro diritti e quello della vita è prioritario: non possiamo pensare che esistono, in questo Paese, diritti di serie A e diritti di serie B. Invece nel nuovo quadro normativo si aprono prospettive pericolose e inquietanti anche sui rischi di abusi sulla vita, motivati dai «costi» di mantenimento delle persone malate.

Invito dunque le comunità religiose, le istituzioni, le associazioni e tutti i volontari che operano nel mondo sanitario e assistenziale della diocesi di Torino ad avere il coraggio di fare scelte di coerenza morale e di testimonianza anche andando controcorrente, quando si tratta di salvaguardare e promuovere la vita sempre, dal suo primo istante al suo naturale tramonto. Si tratta – in questo momento difficile e delicato – di sostenere una cultura della vita che sia davvero tale. È un dovere questo proprio di ogni persona, in quanto fedele e cittadino chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, e a prendere l’iniziativa affinché i valori della vita abbiano pieno riconoscimento anche nella cultura e nelle scelte politiche del nostro Paese.

Torino, 16 dicembre 2017.

Mons. Cesare Nosiglia,

Arcivescovo di Torino»

In allegato gli approfondimenti sul tema pubblicati su “La Voce E il Tempo” del 17 e del 24 dicembre 2017.

 

Su YouTube l’intervista rilasciata da mons. Cesare Nosiglia a Radio Vaticana il 19 novembre 2017.

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