Dibattito sul libro «Gesù di Nazaret» di Benedetto XVI

Lunedì 20 febbraio. L'intervento dell’Arcivescovo

«Gesù di Nazaret» all’Università di Torino. Il volume di Benedetto XVI edito dalla Libreria Editrice Vaticana lo scorso anno, lunedì 20 febbraio è stato oggetto di confronto e dibattito presso l’Aula Magna dell’Università di Torino.
 
Sono intervenuti l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, Clementina Mazzucco, ordinario di Letteratura Cristiana Antica all’Università di Torino, ed Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone internazionale del Libro.
L’incontro è stato curato dall’Associazione Sant’ Anselmo e promosso dalla Libreria Editrice Vaticana in cooperazione con il Progetto Culturale della Cei e l’Ateneo torinese.
 
Di seguito una breve sintesi dell’intervento di mons. Cesare Nosiglia al libro «Gesù di Nazaret, vol. II. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione» (in allegato il testo integrale della sua relazione):
 
La seconda parte del libro su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI offre sia dal punto di vista contenutistico che metodologico un contributo significativo, autorevole e importante per favorire un approccio teologico – biblico e insieme sapienziale e catechistico alla comprensione della persona di Gesù e del suo messaggio.
Anzitutto dobbiamo comprendere bene l’obiettivo che Benedetto XVI si pone nell’affrontare la figura di Gesù con i due volumi che ci ha donato. Lo scopo è ben delineato nella premessa di questa seconda parte. Il desiderio di Benedetto XVI è quello di aiutare a incontrare il Gesù reale a partire da un esame rigoroso e fedele dei testi evangelici. Egli sottolinea infatti che il Gesù storico, come appare dall’esegesi moderna, risulta troppo insignificante nel suo contenuto per poter stabilire un rapporto con la persona di Cristo al di là di quello che si realizza con qualsiasi personaggio della storia. «È troppo ambientato nel passato per rendere possibile un rapporto personale con Lui» ( pag 9). Per questo Benedetto XVI dimostra che è a partire dal Gesù dei Vangeli che si apre la mente e il cuore per incontrare il Gesù storico e non viceversa. Incontrarlo per credere in Lui, vivere di Lui e testimoniarlo con gioia a tutti.
Tale operazione è molto più impegnativa per questa seconda parte dell’opera, perché qui si tratta di affrontare le parole e gli avvenimenti decisivi della vita di Gesù. Resta comunque sempre fermo il principio, perseguito con metodo scientifico e indagine accurata, di partire dall’ermeneutica dei Vangeli senza disattendere la ragione storica dei fatti che è necessariamente contenuta in essi e che quindi sostiene in un certo modo la fede, che il testo sacro esprime in quanto Parola di Dio, per tutti gli uomini e per tutti i tempi.
Benedetto XVI svolge la sua riflessione utilizzando i quattro Vangeli, con puntuali e ampi riferimenti ai Padri della Chiesa e ai primi scrittori cristiani. E tutto ciò è arricchito da considerazioni che vanno oltre l’esegesi e l’interpretazione in chiave teologica e sapienziale del testo sacro e offrono orientamenti concreti per la vita della Chiesa e la testimonianza della fede.
Un altro aspetto significativo della riflessione di Benedetto XVI sugli avvenimenti centrali della vicenda storica di Gesù è dato da una moderna, rigorosa e documentata apologetica che usa la ragione e la fede in un dialogo incessante e fecondo di risultati positivi per entrambe, secondo il detto di Agostino «Intellectus quaerens fidem et fides quaerens intellectus».
La riflessione di Benedetto XVI procede sempre in modo lineare e attraverso il confronto aperto con gli esegeti e le varie ipotesi degli studi biblici, in particolare degli ultimi secoli. Egli nutre rispetto delle diverse posizioni di studio, ma con chiarezza non disdegna anche di porsi in contrasto con alcune di queste teorie che non reggono, a suo dire, sotto il profilo scientifico oltre che teologico. Argomenta da teologo, dunque, e ragiona a partire dall’ermeneutica propria dello studioso, ma con una particolare attenzione a far sì che il suo dire sia semplice e comprensibile al più vasto pubblico a cui intende rivolgersi.
Altrettanto importanti sono infine nel testo i brevi sintetici momenti in cui riassume la verità di quanto è stato ampiamente documentato e che appaiono come una luce che illumina la riflessione svolta, aprono alla preghiera e alla professione di fede e sostengono l’agire quotidiano del credente. Questo è in fondo il fine per cui Benedetto XVI si è sobbarcato la fatica di scrivere i due volumi su Gesù di Nazaret, attuando così la sua missione di successore di Pietro: quella di confermare nella fede i discepoli del Signore .Una fede che risponda alla domanda di Gesù: «Voi chi dite che io sia?» (Mt 16, 15) con la stessa certezza della professione di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente» (Mt 16, 16). È una risposta che Benedetto XVI fa emergere con chiarezza e profondità dai Vangeli che, come ci ricorda l’apostolo Giovanni, sono stati «scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo abbiate la vita eterna» (Gv 20,31).
 
 

 

 
 
 
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