Emergenza immigrati e rifugiati. Mons. Nosiglia: l’allarmismo non serve; occorre pianificazione

Venerdì 12 giugno 2015 l''Arcivescovo di Torino ha lanciato un appello alla mobilitazione di tutti

Di seguito la dichiarazione rilasciata dall’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, venerdì 12 giugno 2015:

«La nostra Diocesi e anche tutte le altre del Piemonte sono molto impegnate nell’accoglienza e nell’accompagnamento dei rifugiati e immigrati e lo fanno offrendo strutture e volontariato con grande generosità. Sono ormai diverse migliaia i posti che assicuriamo per quest’emergenza. Non possiamo però dimenticare che la pur necessaria accoglienza non non basta: essa risponde certo all’emergenza, ma occorre avere una progettualità più ampia e un tempo prolungato di accompagnamento formativo e specifico per trovare soluzioni che diano a queste persone una prospettiva per il loro futuro…

In questo senso l’Europa diventa decisiva: molti infatti – lo sappiamo – passano dall’Italia per andare all’estero, dove c’è più possibilità di lavoro e di sistemazione che nel nostro Paese. Credo che l’allarmismo, che tende a sollevarsi di fronte a questo dramma umano che tutti ci coinvolge, non aiuti ad affrontarlo serenamente e crei tensioni e divisioni inutili e dannose in un momento in cui occorre dare comunque una risposta immediata e concreta alle necessità di queste persone e famiglie – tra cui anche diversi minori – che cercano un posto non solo ormai per stare un po’ meglio, ma per poter sopravvivere di fronte alle violenze, alla fame e all’estrema miseria che assillano i loro Paesi.

Il problema di tanti, infatti, non è più quello tradizionale di emigrare per trovare delle condizioni migliori di esistenza per sé e i propri cari, ma di non morire di fame e di stenti o a causa di guerre e violenze disumane – come ben vediamo. Per cui, è necessario serrare le fila e fare in modo che tutti, proprio tutti, ci mettiamo in gioco e non scarichiamo il problema solo su alcuni: dico tutti i Comuni, tutte le parrocchie, tutte le realtà religiose e civili, le famiglie e ogni cittadino. Se daremo vita a una rete di questo genere, allora il peso ricadrà in modo proporzionato – e tutto sommato ben sopportabile da parte di ciascuna realtà e componente sociale del Paese.

Fa parte della nostra tradizione umana, cristiana e civile e questo può aiutare molto a riscoprire la gioia di quell’Amore più grande che in questi mesi abbiamo meditato nell’Ostensione della Sindone. Facciamolo diventare via concreta del vivere insieme e ne trarremo tanti benefici di bene e di speranza anche per le nostre difficoltà.

Rinnovo l’appello alle comunità cristiane, a quelle religiose e alle famiglie della nostra Diocesi e territorio, ma anche ai Comuni e alle Istituzioni, per affrontare uniti questo momento che non va vissuto solo come un problema, ma come un forte invito a investire il meglio di noi stessi per gli altri e dunque a trarne anche un vantaggio grande di fronte a Dio, perché chi più dona, più riceve, come ci insegnano i nostri santi sociali. Sarà il più bel biglietto da visita che potremo presentare a papa Francesco.

Mons. Cesare Nosiglia

Arcivescovo di Torino»
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