«Giovani, il nostro futuro»

La pastorale giovanile è uno dei settori in cui maggiormente si esprime la collaborazione tra le 15 parrocchie che compongono le due unità pastorali canavesane. «Ogni mese – spiega don Stefano Turi, 40 anni, dal settembre 2009 parroco di Cuorgnè e responsabile della Pastorale giovanile delle due unità pastorali – un centinaio circa di giovani si ritrova per la Lectio Divina. Questo appuntamento ogni anno culmina quindi nel pellegrinaggio del sabato santo a Belmonte, dove i numerosi partecipanti si accostano alla confessione».
 
A questi momenti comuni si affianca quindi il cammino settimanale all’interno di ciascuna comunità. Quasi tutte le parrocchie promuovono al proprio interno attività oratoriane (solitamente al sabato pomeriggio) mentre nei centri di dimensioni più ridotte spesso le attività vengono realizzate grazie alla collaborazione di giovani provenienti da altre parrocchie delle Up sotto la supervisione dei parroci. «Indubbiamente – continua don Stefano – la dispersione dei giovani su un territorio vasto e formato da piccoli centri frena l’organizzazione di eventi od iniziative più rilevanti. Se da un lato in una realtà di provincia come la nostra non si registrano episodi eccessivi di disagio, spesso i giovani manifestano una certa tiepidezza o rilassatezza nella loro fede. È quindi sempre più importante che i loro sacerdoti ed anche i laici impegnati manifestino il loro credo e le loro convinzioni soprattutto con il loro entusiasmo e la loro stessa vita. La pastorale giovanile è infatti una sfida soprattutto da affrontare con il cuore, con la testimonianza personale di tutti coloro che sono impegnati in questo campo. In un periodo in cui spesso si guarda ai giovani in termini utilitaristici, in molti sentono il bisogno di qualcuno che tenga veramente a loro, a cui stiano a cuore, che li sappia trascinare».
 
Nello scorso inverno circa una cinquantina tra giovani e ragazzi hanno partecipato ad un incontro di riflessione sul Sinodo diocesano dei giovani. I partecipanti erano stati invitati attraverso un volantino con alcune domande a cui dovevano prepararsi per poter dare loro un giudizio durante l’incontro: cosa significa essere giovani credenti oggi? Quali sono le conseguenze pratiche che nella vita di tutti i giorni sei chiamato a vivere in quanto credente? Quali sono le fatiche e le gioie di essere cristiani oggi? Durante l’incontro è stato sottolineato da parte di molti interventi la difficoltà ad accettare certe posizioni della Chiesa per esempio sull’omosessualità, sull’eutanasia e sull’aborto. Sono stati interventi sinceri, dettati da una fatica personale di conciliare il credo con quello che la coscienza dice a loro.
 
Qualcuno ha sottolineato la bellezza della fede, dell’aiuto che essa dona nei momenti difficili. Alcuni giovani sposi hanno raccontato la gioia di essere marito e moglie nel Signore, di costruire il loro amore sulla roccia della sua fedeltà. Le questioni emerse sono state raccolte con la promessa di approfondirle nei prossimi incontri.
Per molti giovani anche del Canavese in questo anno della fede il Sinodo rappresenta l’occasione di darsi nuovamente le ragioni della nostra fede, per diventare testimoni certi delle presenza di Gesù nella storia. Il protagonismo è senz’altro uno degli strumenti per rendere i giovani attivi nelle loro parrocchie e nei loro ambienti di vita. In quasi tutte le parrocchie sono proprio i giovani ad essere tra i diretti organizzatori delle iniziative rivolte ai più piccoli, come ad esempio estate ragazzi, campeggi, doposcuola.
 
A Cuorgnè nei mesi scorsi don Stefano Turi ha proposto alcune iniziative culturali rivolte ai più giovani. Nella recente mostra «Il Vangelo secondo Giotto», visitata da centinaia di persone nei mesi scorsi proprio i giovani della parrocchia sono stati tra i responsabili dell’iniziativa. L’esposizione ha ospitato una fedele riproduzione fotografica (in scala 1:4) delle pareti della cappella degli Scrovegni di Padova affrescata da Giotto tra il 1303 e il 1305. L’opera è unanimemente riconosciuta come l’espressione più alta dell’arte medievale. Una decina di giovani delle superiori hanno approfondito la storia del ciclo di affreschi per essere guide competenti per ogni visitatore. Uno sforzo che oltre ad essere stato apprezzato da tutti i visitatori ha consentito alle giovani guide di apprendere i valori espressi nell’arte ma soprattutto di essere protagonisti nella vita della parrocchia.
Giovanni COSTANTINO
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 5 maggio 2013
 
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