I battisteri torinesi dopo il Concilio/2

Durante gli anni dell’episcopato del card. Michele Pellegrino (1965-77) la città di Torino assiste alla costruzione di molti centri parrocchiali. Nella periferia della città e nei Comuni della cintura, con il rapido e ingente incremento di popolazione, dovuto all’afflusso di immigrati in cerca di lavoro, si rende necessaria la costruzione di nuovi centri di vita religiosa nelle nuove aree edificate spesso senza servizi.
 
In funzione di una realizzazione veloce e poco costosa, le costruzioni di scarso valore architettonico hanno rappresentato una buona percentuale del caso torinese, inclusi gli esempi numerosi di saloni-chiesa e sottochiesa.
 
In oltre 20 realtà della periferia torinese incontriamo edifici per il culto, prodotti per un processo di omologazione, spesso con il ripetersi di 2/3 tipi architettonici. Le similitudini tra alcuni manufatti si possono certamente notare nei centri parrocchiali del Santo Natale e della Trasfigurazione del Signore, così come le analogie riscontrabili in Gesù Salvatore, Santi Apostoli, Immacolata Concezione e San Giovanni Battista e Sant’Ambrogio.
 
In questo contesto fatto di soluzioni temporanee e mobili, l’analisi dei disegni di progetto e delle relazioni tecnico-illustrative evidenzia che non c’è stata una riflessione sul ruolo del battesimo. Se la pedana plenaria raccoglie altare, ambone e sede del presidente, la funzionalità e la dignità del fonte battesimale vengono ridotti spesso ad un catino mobile, anche nei pochi casi in cui, in fase di progetto, i professionisti riservano uno spazio ad hoc.
 
Nel progetto per la chiesa di S. Luca Evangelista, ad esempio, il fonte battesimale era pensato in un’area semichiusa, distinta dall’aula. In fase di variante, la Commissione d’Arte Sacra suggerisce di porre il fonte al posto del tabernacolo, nelle vicinanze dell’altare. Successivamente il fonte, nelle sembianze di un catino mobile, è stato localizzato sull’altare. Le motivazioni possono essere facilmente ipotizzate: la ricerca della visibilità, in vista della partecipazione alla celebrazione comunitaria del battesimo.
A sottolineare questa tendenza è la collocazione frontale rispetto all’assemblea, nella chiesa di Maria Regina delle Missioni, dove il fonte è posto nell’area presbiteriale, alla sinistra dell’altare (successivamente spostato sulla destra).
 
Nella chiesa Natale del Signore, il fonte è posto in un angolo dell’aula, tra l’ingresso e la zona presbiteriale: questa disposizione suppone un percorso liturgico che tocca i diversi poli della celebrazione attraversando l’aula. L’immagine di una Natività posta sopra il fonte, sottolinea l’unicità del luogo. In San Michele Arcangelo, il fonte battesimale, posto sull’asse ideale che congiunge l’ingresso principale e l’altare, ha lo scopo di mettere in rilievo che con il battesimo avviene l’iniziazione al sacramento. La prossimità all’ingresso, ricorda a tutti che «il battesimo introduce nel corpo mistico della Chiesa e rende capaci di partecipare al corpo eucaristico».
Carla ZITO
(la puntata precedente è stata pubblicata nel numero 16 di domenica 21 aprile 2013)
 
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 26 maggio 2013
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