Il polmone della città

La città di Moncalieri ospita una presenza preziosa, un cuore che batte nel silenzio, facendosi preghiera e contemplazione. È la realtà dei quattro monasteri di clausura, una peculiarità della città e, ancor più, della centrale parrocchia di S. Maria della Scala sul cui territorio sono ubicati ben tre monasteri. Il Carmelo S. Giuseppe della Madre di Dio è il più antico dei quattro monasteri: da oltre trecento anni il suono delle sue campane ricorda agli abitanti della zona il ritmo della giornata monastica. La piccola comunità di Carmelitane Scalze, sorge nel cuore del vecchio centro storico di Moncalieri, in vicolo Savonarola, protetto e sovrastato dall’imponente mole del castello, memoria di uno storico legame con i regnanti di casa Savoia: «Si narra che le principesse e le regine nell’aprire le finestre del loro castello, durante le stagioni più miti, udissero il salmodiare delle monache e si unissero alla loro preghiera», racconta suor Imelda. Fondatrice del Carmelo di Moncalieri è la Beata Maria degli Angeli, al secolo Maria Anna Fontanella: carmelitana del monastero di S. Cristina in Torino, la Beata desiderava offrire un luogo in cui rispondere alla propria vocazione alle giovani che sentissero la chiamata alla vita contemplativa.
 
Spesso, infatti, non c’era posto nel Carmelo torinese per accogliere nuove sorelle: «La regola di S. Teresa di Gesù prevede che non vi siano più di ventuno monache in ogni monastero – spiega suor Imelda – poiché il Carmelo dev’essere una famiglia, luogo di amicizia con Dio e tra le sorelle». Il 16 settembre 1703 fu inaugurato il nuovo monastero, che resisterà, nei secoli, a tormentate vicende storiche. Nei primi anni dell’800, infatti, le monache furono esclaustrate a causa delle leggi napoleoniche, facendo ritorno a Moncalieri solo nel 1820, grazie all’intervento del re Vittorio Emanuele I. I decenni successivi furono abitati dallo spettro di una nuova esclaustrazione: dapprima a causa della legge Rattazzi- Cavour, che prevedeva la secolarizzazione di numerose case religiose, e, in seguito, per la volontà del Comune di Moncalieri di adibire il monastero a scuola pubblica. A salvare definitivamente il Carmelo di S. Giuseppe fu la principessa Clotilde, che lo acquistò con i suoi fondi personali, lasciandolo in eredità alle monache.
 
«Attualmente siamo una piccola comunità di undici sorelle, ma la storia del monastero, in cui si alternano momenti di buio e di luce, ci invita a guardare con fiducia e speranza al futuro – racconta suor Imelda – Il legame con la città di Moncalieri è da sempre molto forte e negli anni si è intensificato – prosegue – percepiamo grande affetto e disponibilità da parte dei moncalieresi e noi sentiamo una grande responsabilità nei confronti della città e di ciò che vive. Si partecipa e si prega. La nostra vita non è isolata, non siamo indifferenti a niente di quanto accade nel mondo. Nel Carmelo si cerca di vivere il Vangelo con ogni possibile perfezione per poter essere di aiuto a chi combatte in prima linea, in particolare ai sacerdoti». Le celebrazioni liturgiche e le iniziative culturali promosse dal monastero vedono la partecipazione di moncalieresi e non solo. Nei giorni feriali la messa è celebrata alle 7.15, mentre nei giorni festivi è posticipata alle 8. Il sabato e la domenica si può partecipare anche alla preghiera dei vespri alle ore 17.
 
Di più recente fondazione è il monastero della Visitazione di S. Maria. Costruito nel 1970, è sorto in risposta alle esigenze di una sistemazione adeguata per le Visitandine fino a quel momento insediate a Torino, dove si trova attualmente la parrocchia della Visitazione: la costruzione di alti palazzi intorno al monastero costrinse infatti la comunità al trasloco nella verde e silenziosa collina di Moncalieri. Vivendo il carisma trasmesso dai santi fondatori Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, le monache esprimono nel silenzio della clausura l’amore per gli altri, attraverso una vita dedicata alla contemplazione, alla preghiera, al lavoro. «La nostra comunità è formata da undici sorelle, provenienti da ben tre continenti – racconta suor Chiara, Madre del monastero – due monache sono messicane e altre due provengono dal Burundi». «E per quanto riguarda l’età siamo decisamente eterogenee – precisa suor Maria Concetta – si va dai trent’anni della sorella più giovane ai novantuno della più anziana, passando per tutte le età intermedie».
 
La giornata trascorre nell’alternanza tra preghiera e lavoro, ma anche «vivendo l’apostolato dell’ascolto – aggiunge suor Chiara – sono moltissime le richieste di preghiera che giungono al monastero da tante parti d’Italia, tramite telefonate o e-mail». Gli appuntamenti liturgici vedono una buona partecipazione di fedeli, provenienti parte dal territorio moncalierese, parte dai dintorni: «La celebrazione della devozione al Sacro Cuore di Gesù, ogni primo venerdì del mese alle 21, e la messa domenicale delle 10, sono animate da un gruppo di laici, che prestano servizio per il canto e le letture – spiega ancora la Madre, che prosegue – il legame con la città lo viviamo naturalmente nella preghiera per gli eventi che essa vive. Appuntamento fisso con la parrocchia di S. Maria della Scala, è invece, ogni anno, il 31 maggio con la processione sino al nostro monastero dove si celebra la messa a conclusione del mese mariano, seguita da un momento di incontro con la comunità».
 
L’apertura al territorio si esplica anche nell’accoglienza ad altre donne che desiderano trascorrere qualche momento lontane dalla frenesia della vita quotidiana, in un silenzio intriso di preghiera: «Alcune persone periodicamente sono nostre ospiti per una o più giornate di ritiro, per un cammino di discernimento vocazionale o anche semplicemente per condividere la nostra preghiera», racconta suor Maria Assunta. Nel verde della collina si trova anche il monastero domenicano Maria di Magdala, la terza comunità di clausura presente sul territorio dell’Up 56. A Moncalieri dal 2001, le monache si trovano in strada S. Brigida dal 2004, dove vivono la chiamata alla vita contemplativa in un clima di fraternità e di gioia. «Lo studio e la passione per la Parola di Dio sono uno dei tratti distintivi dell’ordine domenicano – spiega suor Paola – solo così possiamo conoscere Cristo, amarlo e farlo amare, portandolo agli altri. Una Parola che viene accolta, vissuta, condivisa.
 
Proprio per questo, ogni settimana, dedichiamo una giornata intera allo studio». Tra le iniziative, oltre alla proposta della condivisione della liturgia delle ore e alla disponibilità all’accompagnamento spirituale e all’accoglienza per chi desidera spazi di silenzio, il monastero offre un appuntamento mensile di lectio divina, la domenica pomeriggio. Sempre sul territorio cittadino, sebbene non compreso nei confini dell’Up 56, nella frazione Moriondo sorge il monastero Sacro Cuore, che ospita la comunità delle clarisse cappuccine, oasi di silenzio che offre la possibilità dell’adorazione silenziosa continua, dalle 8 alle 20. «Nella società di oggi ci sono già tante parole, noi cerchiamo di dare ampio spazio al silenzio – sottolineano suor Maria Assunta e suor Benedetta – Le difficoltà di questi anni chiedono risposte personali molto forti, è il tempo della preghiera, di fermarsi per ritrovare il Signore».
 
Francesca CASETTA
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 14 settembre 2014
 
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