Il sogno, il sì e l’oggi di Dio: i tre messaggi del Papa alla GMG di Panama

Bilancio del viaggio dei 64 giovani delle diocesi piemontesi all'appuntamento del 22-27 gennaio in centro America

«Il Signore è il primo nel dire “sì” alla nostra vita, Lui è sempre il primo. È il primo a dire “sì” alla nostra storia, e desidera che anche noi diciamo “sì” insieme a Lui. Lui sempre ci precede, è il primo. E così sorprese Maria e la invitò a far parte di questa storia d’amore. Senza dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia. E le possiamo dire, con fiducia di figli: Maria, la “influencer” di Dio. Con poche parole ha avuto il coraggio di dire “sì” e confidare nell’amore, a confidare nelle promesse di Dio, che è l’unica forza capace di rinnovare, di fare nuove tutte le cose. E tutti noi, oggi, abbiamo qualcosa da rinnovare dentro. Oggi dobbiamo lasciare che Dio rinnovi qualcosa nel nostro cuore».

In queste parole, con cui Papa Francesco ha iniziato la veglia di preghiera con i giovani a Panama, è sintetizzato il senso profondo della 34ª Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata dal 22 al 27 gennaio u.s. Potremmo dire che siano stati tre i grandi temi che hanno accompagnato il nostro cammino in Panama, attraverso l’esperienza di fede della Vergine Maria: il «sogno» di Dio, il «sì» alla chiamata di Dio, l’«oggi» di Dio e dei giovani.

Le ultime tre GMG sono state infatti dedicate alla Vergine Maria e il motto stesso della GMG riprendeva la sua risposta all’annuncio dell’angelo: «He aquí la sierva del Señor, hágase en mí según tu palabra», «eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la sua parola» (Lc 1, 38). Diceva Papa Francesco ai giovani: «sempre impressiona la forza del “sì” Maria, giovane. La forza di quell’“avvenga per me” che disse all’angelo. È stata una cosa diversa da un’accettazione passiva o rassegnata. È stato qualcosa di diverso da un “sì” come a dire: “Bene, proviamo a vedere che succede”. Maria non conosceva questa espressione: vediamo cosa succede. Era decisa, ha capito di cosa si trattava e ha detto “sì”, senza giri di parole. È stato qualcosa di più, qualcosa di diverso. È stato il “sì” di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa. […] Maria non ha comprato una assicurazione sulla vita! Maria si è messa in gioco, e per questo è forte, per questo è una influencer, è l’influencer di Dio! Il “sì” e il desiderio di servire sono stati più forti dei dubbi e delle difficoltà».

Fin dalla Messa di apertura, celebrata martedì 22 dal Vescovo di Panama, Mons. José Domingo Ulloa Mendieta, nelle due catechesi in gruppo, con Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo di Panama, nella celebrazione penitenziale di venerdì 25 come nei discorsi di Papa Francesco alla cerimonia di benvenuto, giovedì 26 e della Via Crucis del giorno seguente e al Campo San Juan Pablo II per la Veglia e la Messa conclusiva di sabato 26 e domenica 27 gennaio, è sempre stato evocato il «sogno», ma non come autoproiezione dei desideri del proprio cuore, bensì come progetto di amore di Dio per l’umanità. E questo sogno, che prende forma nel Cristianesimo, è un volto e un nome: Gesù Cristo. Così tutte le istanze e le attese di rinnovamento, di liberazione e di trasformazione – proprie dell’America Latina ma anche di ogni altro popolo – sono ricondotte alla loro dimensione spirituale, che solo la redenzione di Cristo può soddisfare e compiere. Questo è il primo passo del grande cammino di discernimento disegnato dai giorni della GMG: scoprirsi chiamati e coinvolti nel «sogno» di Dio che è la vocazione in Cristo, secondo le diverse e molteplici declinazioni per ogni singola persona.

Il secondo passo è accogliere questa chiamata: «dire “sì” al Signore significa avere il coraggio di abbracciare la vita come viene, con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso, […]. Prendere la vita come viene. Significa abbracciare la nostra patria, le nostre famiglie, i nostri amici così come sono, anche con le loro fragilità e piccolezze. Abbracciare la vita si manifesta anche quando diamo il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, a tutto quello che non è puro né distillato, ma non per questo è meno degno di amore. […] Perché? – continua Papa Francesco – Perché solo quello che si ama può essere salvato. Tu non puoi salvare una persona, non puoi salvare una situazione, se non la ami. Solo quello che si ama può essere salvato. […] Per questo noi siamo salvati da Gesù: perché ci ama e non può farne a meno. Possiamo fargli qualunque cosa, ma Lui ci ama, e ci salva. Perché solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasformato. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, di tutte le nostre fragilità e di tutte le nostre meschinità. Ma è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore». Dire «sì» al Signore porta dunque con sé la coscienza del proprio limite, della propria debolezza ma anche la certezza di doverlo e poterlo consegnare al Signore in forza della sua grazia, del suo amore. «Il mondo sarà migliore quando saranno di più le persone che sono disposte e hanno il coraggio di portare in grembo il domani e credere nella forza trasformatrice dell’amore di Dio».

Ma tutto questo quando si compie? «Oggi!» Infatti, avverte con forza il Papa nella Messa conclusiva, può accadere che si pensi la missione, la vocazione, perfino la vita come una promessa che però valga solo per il futuro e non abbia niente a che vedere col presente. «Come se essere giovani fosse sinonimo di “sala d’attesa” per chi aspetta il turno della propria ora. E nel “frattanto” di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito e con tutto “ben assicurato”. Non vogliamo offrirvi un futuro di laboratorio! È la “finzione” della gioia, non la gioia dell’oggi, del concreto, dell’amore. E così con questa finzione della gioia vi “tranquillizziamo”, vi addormentiamo perché non facciate rumore, perché non disturbiate troppo, non facciate domande a voi stessi e a noi, perché non mettiate in discussione voi stessi e noi; e in questo “frattanto” i vostri sogni perdono quota, diventano striscianti, cominciano ad addormentarsi e sono “illusioni” piccole e tristi, solo perché consideriamo o considerate che non è ancora il vostro adesso; che siete troppo giovani per coinvolgervi nel sognare e costruire il domani. E così continuiamo a rimandarvi… E sapete una cosa? A molti giovani questo piace. Per favore, aiutiamoli a fare in modo che non gli piaccia, che reagiscano, che vogliano vivere l’“adesso” di Dio. […]. Voi, cari giovani, non siete il futuro. Ci piace dire: “Voi siete il futuro…”. No, siete il presente! Non siete il futuro di Dio: voi giovani siete l’adesso di Dio! Lui vi convoca, vi chiama nelle vostre comunità, vi chiama nelle vostre città ad andare in cerca dei nonni, degli adulti; ad alzarvi in piedi e insieme a loro prendere la parola e realizzare il sogno con cui il Signore vi ha sognato. Non domani, adesso, perché lì, adesso, dov’è il tuo tesoro, lì c’è anche il tuo cuore (cfr Mt 6,21); e ciò che vi innamora conquisterà non solo la vostra immaginazione, ma coinvolgerà tutto. Sarà quello che vi fa alzare al mattino e vi sprona nei momenti di stanchezza, quello che vi spezzerà il cuore e che vi riempirà di meraviglia, di gioia e di gratitudine. Sentite di avere una missione e innamoratevene. Potremo avere tutto, ma, cari giovani, se manca la passione dell’amore, mancherà tutto. La passione dell’amore oggi! Lasciamo che il Signore ci faccia innamorare e ci porti verso il domani! Per Gesù non c’è un “frattanto”, ma un amore di misericordia che vuole penetrare nel cuore e conquistarlo. Fratelli, il Signore e la sua missione non sono un “frattanto” nella nostra vita, qualcosa di passeggero, non sono soltanto una Giornata Mondiale della Gioventù: sono la nostra vita di oggi e per il cammino!».

Per i 64 giovani di Piemonte 1 la GMG ora prosegue, per qualche giorno ancora, con un approfondimento della cultura, della società e delle bellezze naturali di Panama. E sarà occasione propizia per lasciar decantare e fare propria la ricchezza condivisa con oltre settecentomila giovani di tutto il mondo: il sogno, il sì e l’oggi di Dio.

don Luca Ramello

direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Giovani e dei ragazzi

condividi su