Lunedi’ 19 dicembre 2016

 

Il dono più grande della vita è la vita stessa; e lungo la Bibbia questa consapevolezza è forte e precisa: la promessa di Jahvé ad Abramo è una terra e discendenza (la continuità della «razza», ma anche molto di più); nelle letture di oggi viene ricordata la nascita di Sansone, anch’egli da una donna ritenuta sterile. Il figlio che viene donato da Dio è al centro della salvezza cristiana; ma anche in questo Giovanni Battista viene presentato come precursore di Gesù: anche sua madre Elisabetta era creduta sterile, e rimane invece incinta. Zaccaria, il sacerdote, dubita di fronte al «mistero» che il Signore viene a imporre nella sua vita. E ne rimane segnato con la perdita della parola…

 

È intorno a questo incrociarsi di mistero che si gioca il tempo d’attesa dell’Avvento: una parola che è stata data e viene tolta; un figlio desiderato che arriva lungo le vie misteriose e socialmente «non credibili» della visione; una promessa di Dio che – diversamente da come vorrebbe la nostra logica – non si esprime attraverso prove scientifiche e tanto meno attraverso i «sondaggi d’opinione». La promessa, anzi, chiede sempre la fede, l’adesione piena al mistero e alla sua logica. Ma non sempre noi ne siamo capaci.

 

Marco Bonatti

marco.bonatti@sindone.org

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