Ospedale Gradenigo: nuova Fondazione

Firmata la lettera di intenti tra Arcidiocesi, Figlie della Carità di San Vincenzo e Fondazione don Gnocchi

Una nuova fondazione gestirà il Gradenigo. È stata firmata in questi giorni una lettera d’intenti tra l’Arcidiocesi di Torino, la congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli e la Fondazione don Carlo Gnocchi onlus, che porterà alla costituzione di una nuova fondazione con il compito di gestire il presidio ospedaliero Gradenigo di corso Regina a Torino.

 
Le suore, che attualmente gestiscono l’ospedale di loro proprietà condivideranno la responsabilità e il peso di condurre una realtà così importante per la nostra città (l’ospedale ha 200 posti letto, un pronto soccorso che conta 45 mila accessi all’anno e 645 dipendenti), con altri due soggetti: la diocesi, che rappresenta la Chiesa locale, e la Fondazione Don Gnocchi, che ha una lunga e riconosciuta esperienza in campo sanitario. La fondazione Don Gnocchi infatti è già presente nel nostro territorio avendo in gestione il Presidio Ospedaliero Maria Ausiliatrice e il centro di riabilitazione Santa Maria ai Colli.
 
Perché tre realtà così importanti appartenenti alla Chiesa si mettono insieme per costituire una nuova Fondazione? Quali motivazioni animano e ispirano questa scelta?
 
Al di là delle pur importanti questioni economiche, che oggi, in un momento di crisi globale obbligano la sanità a fare i conti con i piani di rientro e i tagli alla spesa, ci sono delle ragioni più profonde, delle quali i soggetti coinvolti hanno tenuto conto.
 
Una ragione la possiamo trovare nel documento dell’Ufficio Nazionale della Cei per la Pastorale della Sanità «Le Istituzioni sanitarie cattoliche in Italia» in cui si afferma che «Le istituzioni sanitarie cattoliche costituiscono una specifica modalità con cui la comunità ecclesiale mette in pratica il mandato di ‘curare gli infermi’. Esse sono opere di Chiesa a servizio della salute di ogni persona, senza distinzione alcuna, a partire dai più fragili e deboli».
 
Un’altra ragione va individuata nella nota pastorale Cei «Predicate il Vangelo e curate i malati» al n. 42: «Il primo passo – si legge nel documento – porta le istituzioni sanitarie cattoliche a superare l’isolamento, rendendole sempre più visibili nella comunità ecclesiale. La popolazione del territorio deve poter riconoscere in esse un punto di riferimento, uno strumento di sensibilizzazione ai problemi della salute, della morte, della vecchiaia, della disabilità. La missione di servire i malati e di promuovere la salute appartiene a tutta la Chiesa».
 
Questi principi sono condivisi dai soggetti che costituiscono la nuova fondazione e ne rappresentano la «mission», sia sul piano pastorale, che sul piano etico, così importante nel campo della salute.
 
Le istituzioni sanitarie cattoliche, e quindi anche questa nuova Fondazione che nascerà, non sono da considerarsi «sanità di parte», bensì componente integrante nella programmazione del sistema regionale, godendo degli stessi diritti e assumendo gli stessi doveri delle altre istituzioni sanitarie.
Il convergere di realtà cattoliche attorno ad un progetto così impegnativo, vuole essere un segnale di rilancio e di speranza per una sanità attenta alla persona, soprattutto se fragile e sofferente.
 
Questo nuovo impegno potrebbe diventare un polo torinese e piemontese che in futuro attragga a sé altre realtà, che si sentano di condividere gli stessi ideali e la stessa mission, e non solo perché gravate da difficoltà economiche e gestionali.
È bene che il lavoro di queste istituzioni, vere opere di Chiesa, venga fortemente sostenuto e riconosciuto nell’interesse di una società che ha bisogno di questi servizi assistenziali, anche attraverso lo sviluppo di progetti comuni e integrati con le strutture pubbliche.
Si tratta di un patrimonio di storia e assistenza che appartiene alla nostra città, un patrimonio per tutti noi.
 
don Marco BRUNETTI
Direttore Ufficio Pastorale della salute
 
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