Quelli che bussano al dormitorio

AUMENTANO GLI ITALIANI – IL SERVIZIO DI SAN LUCA FU AVVIATO NEL 1990 PER GLI STRANIERI, OGGI LA POVERTÀ NON HA CONFINI
Quelli che bussano al dormitorio
Oggi fra gli ospiti del centro di accoglienza figurano anche i detenuti posti agli arresti «domiciliari», ma senza famiglia
 
Un tempo si rivolgevano al dormitorio della parrocchia di San Luca solo gli stranieri. «Il servizio di accoglienza notturna e consegna pasti alla sera era nato nel 1990 per gli immigrati senza casa – racconta il parroco don Matteo Migliore – ma oggi tra i nuovi poveri, bisognosi di aiuto, sono sempre più numerosi gli italiani che vengono a bussare in parrocchia».
 
«Nel corso dei decenni – spiega don Migliore – abbiamo accolto molte persone in situazioni diverse, dai migranti, provenienti da luoghi lontani, fino ai carcerati posti agli arresti domiciliari che non hanno un luogo dove recarsi o una famiglia che possa accoglierli, dunque oggi si rivolgono a noi».
 
Nel corso del 2011 il dormitorio di San Luca ha garantito 23.336 pernottamenti, per un totale di 353 ospiti provenienti da 39 nazioni. Su una media di 75 persone ospitate ogni giorno, 15-20 sono italiani. Ogni ospite si ferma a San Luca mediamente due mesi. Sempre nel 2011 sono stati preparati 10.075 pasti ordinari (cena) più 1.167 pasti aggiuntivi nei mesi freddi. «A chi viene qui per mangiare la cena e per dormire la notte chiediamo un contributo di 3 euro per pasto e pernottamento. Collaboriamo molto con la Caritas e l’Ufficio diocesano migranti, gli ospiti spesso ci vengono segnalati dai servizi sociali oppure arrivano qui attraverso l’Ufficio stranieri».
 
I volontari che si occupano dell’accoglienza sono il grande pilastro di questa struttura di accoglienza. Sono quasi tutti pensionati: una decina di uomini è addetta all’amministrazione e al contatto con le persone ospitate. Quattro gruppi di donne si alternano in cucina, altre si occupano della biancheria e della pulizia in cui è impegnato anche un gruppo di volontariato vincenziano. «
 
Non abbiamo mai comprato lenzuola o asciugamani – sottolinea don Migliore con soddisfazione – Siamo sempre riusciti a far fronte ad ogni necessità, non senza fatica, naturalmente. Nel servizio di accoglienza, ad esempio, i giovani si sentono più in difficoltà, forse perché sono meno abituati alla fatica e alle sconfitte, mentre le persone mature rispondono meglio. Complessivamente credo che in questi anni il servizio di ricovero e cucina abbia consentito alla nostra parrocchia di operare un deciso cambiamento di mentalità: è maturata una sensibilità grande verso il prossimo, favorita proprio dalla conoscenza e dal contatto diretto, anche perché molti ospiti credenti finiscono per frequentare la Messa e le varie attività».
 
Anni fa la parrocchia attivò incontri speciali per gli ospiti di lingua romena. Oggi questa comunità è integrata, periodicamente si organizzano momenti di aggregazione per le badanti e assistenti domestiche. I volontari di San Luca continuano a concentrarsi sulle necessità primarie dei poveri: mangiare, dormire, aggrapparsi a una speranza dopo aver perso tutto.
 
Fra i «numeri», fra i risultati spiccano anche 130 adozioni a distanza e 85 mila euro raccolti in un anno per portare aiuti in Italia e all’estero. «C’è chi sta peggio di noi e ha bisogno di aiuto – conclude don Migliore – Nonostante i volontari segnalino spesso la stanchezza, a volte l’impotenza di fronte a situazioni complesse, andiamo avanti ogni giorno riconoscendo i poveri come fratelli».
Emanuele FRANZOSO
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 13 gennaio 2013
 
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