Sabato 24 dicembre 2016

 

Una delle ultime «provocazioni» di Gesù verso i Farisei riguarda il Tempio: «distruggete questo Tempio, e lo ricostruirò in tre giorni» (Giovanni 2, 19). Scandalo e indignazione. L’evangelista ha l’occasione di precisare: «parlava del tempio del suo corpo», destinato alla risurrezione. Perché il vero «tempio» non è più quello di Gerusalemme distrutto dai Romani nel 70 d.C., ma è il corpo del Signore risorto; ed è il corpo nostro, dove alberga la vita, cioè il soffio, lo Spirito stesso di Dio.

 

La profezia di Samuele, che si avvera in Gesù Cristo, appare chiarissima: non è la «casa del Signore» che Dio vuole da Davide. Ma intende invece continuare la sua promessa e la sua alleanza in quella «alleanza di vita» iniziata con Abramo. Il cardinale Daniélou, ne «Il segno del Tempio» ha scritto pagine definitive sul tema, ricordando come anche il Tempio di Gerusalemme sia «figura» di Gesù Cristo; il quale però sfugge all’«ordine» del Tempio, alla logica della Legge mosaica, perché Egli è venuto a compiere un sacrificio perfetto, col suo stesso sangue e non con i sacrifici degli animali; e perché è venuto a portare una «liberazione» che non riguarda più soltanto i Giudei ma ogni uomo e ogni donna, per sempre.

 

Per questo ancora una volta, nella notte di Natale, siamo qui davanti alla grotta, cercando di vincere il nostro eterno stupore.

 

Marco Bonatti

marco.bonatti@sindone.org

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