Viaggiare organizzati per viaggiare sicuri

Tutti devono attenersi alle nuove normative sulle responsabilità e i doveri di chi propone viaggi

Gita parrocchiale; pellegrinaggio ad un santuario; viaggio con un gruppo giovanile… tutte situazioni che fanno parte delle normali attività di una parrocchia. Ma si tratta, anche, di «macchine» complesse da organizzare, e in cui occorre tutelarsi per garantire a tutti (partecipanti, e organizzatori) quella sicurezza che fa parte dei diritti di chi viaggia. Il nuovo «Codice del turismo» è stato presentato la scorsa settimana a un folto gruppo di parroci e operatori pastorali del turismo a Villa Lascaris di Pianezza, per iniziativa dell’Opera diocesana pellegrinaggi di Torino. È il testo che raccoglie e riordina le più recenti normative in materia: anche se non si tratta di una «legge perfetta», è il punto di riferimento obbligato per chiunque si cimenta in un settore diventato, già da anni e nonostante la crisi, la prima «industria» del mondo per fatturato e numero di persone coinvolte.
 
Che cosa c’è nel Codice del turismo? Ci sono – hanno spiegato il presidente e il direttore dell’Opera pellegrinaggi, don Franco Ferro Tessior e l’ing. Giampiero Momo – criteri e indicazioni precise circa le responsabilità e i compiti di chi organizza viaggi. La legge individua negli operatori professionali (agenzie, opere pellegrinaggi, ecc.) i riferimenti primari per l’intera «catena» del viaggio. Questo non significa, ovviamente, limitare la libertà di un parroco o di un gruppo a definire in proprio tutti i passaggi di un viaggio: ma vuol dire che, in caso di incidenti di qualsiasi genere, i promotori devono essere pronti a risponderne in prima persona. All’incontro hanno preso parte anche i vertici della Fiavet (la federazione delle agenzie turistiche) del Piemonte: il presidente Carlo Bortot e il suo vice Francesco Russo. Erano presenti inoltre gli avvocati Giusy Fiscella e Michele Cossa (del broker assicurativo Borghini & Cossa), specializzati nei contenziosi del settore turistico.
 
Il Codice del Turismo si pone come obiettivo primario quello di salvaguardare il «cliente», turista o pellegrino, tutelandolo sia sotto il profilo del rischio che economicamente. L’applicazione delle disposizioni previste dal CdT con la firma del contratto attiva la filiera delle coperture che garantiscono il cliente da un lato e dall’altro viene a costituire la base per il controllo della fiscalità dell’organizzatore, partendo dall’incasso e verificando che ogni servizio sia fatto (richiesto, eseguito e pagato) nella giusta forma. Se ne deduce che anche l’utile emerge e diventa oggetto di tassazione. Questa è la parte che normalmente sfugge… agli organizzatori improvvisati per aprire il varco alle truffe perché tali sono sia di «esperti» (che vivono di espedienti) che di «incoscienti» che, pur di lucrare senza pagare tasse si espongono a rischi enormi (una situazione particolarmente grave se si tratta di sacerdoti). È su queste situazioni che occorre misurarsi, sia nella preparazione di grandi pellegrinaggi sia nell’organizzare anche viaggi più semplici. Anche in questo settore l’epoca dei pagamenti «brevi manu», degli «sconti» contrattati in modo un po’ improvvisato è davvero finita.
 
Se l’intenzione di risparmiare è lodevole e va perseguita, è anche necessario tenere conto del quadro normativo e della complessità delle situazioni attuali, oltre che dei rischi cui si va incontro. È in questo contesto che si colloca il servizio, ecclesiale e professionale, dell’Opera diocesana pellegrinaggi, che ha fra i suoi compiti primari proprio quello di garantire il «sistema di sicurezza» in cui svolgere il viaggio. Non basta, è stato fatto notare, guardare solo al prezzo finale complessivo di un viaggio, per decidere che è «conveniente» organizzarsi in proprio: perché in questo modo ci si espone sia a rischi sia a «brutte figure» particolarmente spiacevoli in un contesto ecclesiale.
L’Opera diocesana non organizza solamente i viaggi che sono in catalogo (www.odpt.it) ma è a disposizione di tutte le parrocchie per fornire il necessario contributo tecnico e professionale. Così come è al servizio della diocesi intera nell’organizzazione dei pellegrinaggi di grande portata o per le iniziative che l’arcivescovo o i settori pastorali promuovono.
 
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 23 settembre 2012
 
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