«Devi nascere di nuovo»: pubblicata la seconda Lettera pastorale di mons. Nosiglia

In omaggio con «La Voce del Popolo» del 16 settembre. Copie disponibili in Curia. TESTO INTEGRALE e sintesi dei contenuti

L’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha dato alle stampe nei giorni scorsi la sua seconda Lettera pastorale intitolata «Devi nascere di nuovo» (in allegato il testo integrale in formato .pdf).
 
La Lettera è distribuita in omaggio con «La Voce del Popolo» del 16 settembre (il giornale è disponibile nelle principali edicole di Torino città). Chi desidera acquistare copie della Lettera può rivolgersi alle librerie cattoliche di Torino o direttamente alla reception della Curia metropolitana in via Valdellatorre 3 a Torino, dal lunedì al venerdì ore 9-12.30 e 14.30-16, tel. 011.51.56.300.
 
Di seguito l’ampia sintesi dei contenuti della Lettera a cura di Marco Bonatti, direttore del settimanale diocesano «La Voce del Popolo».
 

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Nicodemo è il «maestro in Israele» che Gesù turba e sconvolge con la sua provocazione a «nascere di nuovo». Vecchio, saggio, potente, prestigioso Nicodemo è un po’ l’emblema di tutte le nostre «sicurezze», spazzate via non tanto e non solo dalla crisi economica quanto dalla novità della proposta cristiana che ci chiede – lungo l’intero tempo della vita – di convertirsi al Signore, al Cristo vivo. L’icona* scelta dall’Arcivescovo per la sua seconda Lettera pastorale tiene insieme i grandi motivi dell’insegnamento e della formazione con il richiamo originario della fede, quello appunto alla conversione. La Lettera, come si sa, contiene fra l’altro il riordino, in un quadro pastorale unitario, delle indicazioni emerse dall’Assemblea diocesana del giugno scorso (indicazioni che a loro volta sono venute dal confronto nelle parrocchie e comunità dell’intera diocesi).
 
Il Battesimo, porta d’ingresso della vita cristiana, deve diventare anche il riferimento centrale della pastorale, in tutte le sue articolazioni. Perché la preparazione al Sacramento, così come la «gestione» delle situazioni successive, rappresentano altrettante opportunità, per la comunità cristiana, di agganciare le realtà della famiglia, degli anziani, dei giovani, della scuola, del mondo del lavoro e delle problematiche sociali; e dunque permettono di inserire, nel quadro della pastorale battesimale, i vari tasselli di quel «mosaico» che è la presenza stessa della Chiesa fra la gente del territori torinese.
 
Lo schema stesso della Lettera rende esplicito questo cammino. Si parte appunto (cap. 1) dalla riflessione sulla figura di Nicodemo, con l’invito a «rinascere dall’alto»: una sfida «impossibile», nelle prospettive umane; e che è però l’esperienza stessa della Chiesa nel mondo. Il Battesimo è «la radice di una fonte rigeneratrice che va continuamente riaccolta nella fede, vissuta nella comunione della Chiesa, riconsegnata a tutti mediante la testimonianza della carità» (n. 3).
 
Madre e maestra
Il secondo capitolo è dedicato alla Chiesa «madre e maestra dei suoi figli battezzati» e in esso l’Arcivescovo inquadra il tema del Battesimo nella «strategia» più ampia che è il cammino della Chiesa universale. Scrive mons. Nosiglia: «In questo Anno della Fede siamo chiamati a rinnovare e riordinare le nostre parrocchie perché siano anzitutto comunità credenti, meno preoccupate di organizzare e far funzionare bene la pastorale, i servizi e le strutture e più aperte alla accoglienza del mistero di Cristo quale fonte prima della salvezza. Si tratta infatti di far comprendere, prima di tutto con la nostra testimonianza, che i sacramenti non sono celebrazioni private ristrette alle singole famiglie, ma momenti fondamentali per la comunità intera. E in questo modo allontaneremo anche la ricerca di compensazioni e surrogati religiosi che, invece di avvicinare alla verità del Vangelo e della croce, ne vanificano la forza rinnovatrice e lasciano deboli e incerti nella fede e nella vita cristiana coerente» (n. 5).
 
C’è uno «stile di Gesù» che fa da guida sicura alle scelte di pastori e comunità: quello dell’accoglienza, del rispetto, dello sguardo positivo alle persone. Privilegiare l’incontro diretto (ma non solo «festaiolo») significa anche orientare tutta la pastorale verso una fraternità precisa e concreta, che trova comunque il suo culmine nella celebrazione dell’Eucaristia in cui l’intera comunità si ritrova e si «riconosce», e dove accoglie tutti coloro che si avvicinano anche a partire dall’occasione della scelta del Battesimo per i propri figli.
 
La seconda parte del II capitolo entra nel dettaglio delle indicazioni per questo cammino pastorale, portando in evidenza la necessità della formazione di operatori pastorali e catechisti preparati per il compito specifico di accompagnare al Battesimo e, tramite tale accompagnamento, all’ingresso di genitori, padrini e madrine nella comunità. L’Arcivescovo ricorda poi che questo «lavoro» non riguarda solamente le parrocchie ma può essere svolto con il contributo prezioso di tutte le altre presenze – religiose, consacrate, laicali – di cui la diocesi di Torino continua ad essere ricca.
 
C’è un’indicazione molto specifica, emersa già nell’Assemblea, che riguarda la necessità di coordinare e uniformare le «regole» di comportamento fra le varie parrocchie: «Molte sono ancora le parrocchie che attirano coppie e famiglie di comunità vicine e lontane solo perché stabiliscono regole meno esigenti di altre dello stesso territorio. Sulla base di quanto si indica in questa Lettera si dia vita dunque a una prassi pastorale condivisa e attuata con fedeltà in tutte le parrocchie, in modo che la gente sia sempre più richiamata all’unità e alla comunione diocesana» (n. 11). A tale scopo sarà utile in particolare il nuovo Servizio diocesano per la formazione che dovrebbe prendere il via con l’attuale Anno pastorale.
 
Genitori e famiglie
Sono i genitori e le famiglie (anche quelle monoparentali…) i «protagonisti» dell’avventura battesimale. Il III capitolo della Lettera si sofferma ad analizzare l’«incrocio» tra programmazione pastorale e realtà familiari. La pastorale «di semplice conservazione dell’esistente è in crisi», nota l’Arcivescovo: ed è dunque necessario aguzzare l’ingegno e la capacità di conoscenza delle situazioni di vita per potersi inserire, con la complessiva proposta di fede cristiana, in realtà che non vivono più il clima e la cultura della cristianità. «Non possiamo sottovalutare la lenta, ma costante crescita del numero di genitori che non richiedono più il Battesimo per i figli o lo rimandano negli anni» (n. 13). Ai genitori che si avviano nel percorso battesimale occorre dunque riservare attenzione e ascolto ed entrare nel loro vissuto (n. 16), cercando un equilibro tra la vita dell’intera comunità e i «percorsi differenziati» che si renderanno necessari.
 
Alle coppie e famiglie in difficoltà, come a quelle con figli portatori di handicap, occorre riservare una cura tutta speciale, per poter testimoniare la presenza di Dio e del suo amore anche in situazioni umanamente difficili. In ogni caso, è l’indicazione forte dell’Arcivescovo, «qualunque sia la loro condizione di vita, mai si dovrà rifiutare il Battesimo in quanto sacramento per la salvezza di cui il bambino ha diritto» (n. 18).
 
Il Battesimo non può essere una questione «occasionale», un evento ricorrente ma che rimane isolato. Nel cammino di evangelizzazione che la Chiesa di Torino intende compiere, il sacramento d’ingresso è al centro di tutte le strategie pastorali (nn. 21-23), che vanno dunque pensate e programmate tenendo conto di questo riferimento originario. Anche gli impegni delle persone, e la loro formazione, esigono di adeguarsi a questa prospettiva. L’esperienza dei catecumeni adulti maturata in diocesi in questi anni è un utile punto di riferimento per verificare e confrontare le esperienze (n. 24).
 
Il IV capitolo sintetizza le «fondamenta teologiche» del Battesimo, definito «fonte perenne di vita cristiana» e ne mette in luce le conseguenze per la vita personale e comunitaria dei credenti. Un riferimento esplicito (nn. 26-27) alle promesse battesimali che vengono rinnovate nei momenti più forti e solenni dell’anno liturgico chiarisce il collegamento tra le scelte morali (matrimonio, orientamento sessuale, questioni bioetiche) e il grande «sì» al riconoscimento della paternità di Dio che è il cuore stesso della fede cristiana.
 
Città degli uomini
«I battezzati e la città degli uomini» sposta la riflessione battesimale sull’attualità sociale e politica della realtà torinese. Come già nella Lettera del 2011 mons. Nosiglia propone un collegamento esplicito e preciso tra la vita di fede della Chiesa torinese e le problematiche da cui essa viene interpellata. Nell’anno della grande crisi l’Arcivescovo ricorda che essa è morale e culturale, prima ancora che economica. Le origini dei disagi di oggi si trovano non solo negli sconvolgimenti finanziari della globalizzazione, quanto nella perdita di riferimenti etici condivisi, in un «primato del denaro» divenuto vero e proprio idolo nella cultura di una minoranza dominante. Invece è il lavoro il riferimento primario cui guardare per orientare una corretta e coerente visione dei problemi sociali. Il lavoro come diritto «nativo», segnale di una società capace di costruirsi più «giusta»: questo è l’obiettivo cui tendere, il terreno in cui impegnare la propria testimonianza di credenti.
 
È un atteggiamento che la Chiesa torinese può perseguire e costruire: «la convinzione che il Vangelo è forza propulsiva per una vita nuova che si investe di cambiamenti anche sul piano economico, politico e sociale; è offerta di salvezza per tutti che passa attraverso l’assunzione del vero, del buono e del giusto che ogni cultura anche diversa dalla nostra porta con sé. È dunque determinante la scelta di formare nelle parrocchie, anche mediante le associazioni e i movimenti, laici adulti, credenti e credibili testimoni della speranza del Vangelo nel concreto quotidiano della vita di famiglia, di lavoro, di sofferenza, di cultura; nelle realtà politiche, economiche e finanziarie, e nelle istituzioni della città degli uomini. La dottrina sociale della Chiesa resta per questo il punto di riferimento sicuro e condiviso per tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà» (n. 33).
 
Le indicazioni più immediate della Lettera (capitolo VI) riguardano le iniziative già accennate all’Assemblea e che collegano il percorso «battesimale» con l’Anno della fede nel 50° del Concilio Vaticano II che l’intera Chiesa universale è chiamata a preparare e celebrare. Le proposte alle comunità riguardano il pellegrinaggio alla chiesa cattedrale, la catechesi quaresimale e gli Esercizi spirituali, le iniziative delle Facoltà teologiche, l’utilizzo del Catechismo della Chiesa cattolica come strumento essenziale di studio. Continueranno gli incontri dei cresimandi con l’Arcivescovo, mentre entrerà nel vivo il cammino del Sinodo dei giovani, che è una «sfida sull’autenticità» che riguarda non solo i ventenni ma tutta la Chiesa locale. È anche sul piano della cultura, del confronto e del dialogo, che il cammino di evangelizzazione può e deve prendere concretezza (n. 29).
 
La lettera si conclude il richiamo alle Beatitudini, autentico e unico «programma» della Chiesa. Ricorda mons. Nosiglia: «Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, ma occorre esplorare con maggiore sicurezza e continuità le basi bibliche e teologiche della fede, per suscitare un nuovo ardore di carità, in ogni battezzato. Le parrocchie, le famiglie cristiane, le associazioni e movimenti sono chiamati a diventare luoghi dove l’esperienza di Dio, l’incontro con Gesù Cristo e una sincera fraternità, sono possibili e realizzabili attraverso vie e percorsi di contemplazione, di preghiera e di esperienza dello Spirito» (n. 34).
Marco BONATTI
Sintesi tratta da «La Voce del Popolo» del 16 settembre 2012
 

 

*Nota sulle icone che illustrano la Lettera
L’immagine della copertina della Lettera pastorale «Maestro in Israele», è una miniatura tratta dal Ms. E.I.1 (Digestum vetus, ms. membranaceo, sec. XIV). Altre 5 miniature accompagnano il testo: «La presentazione al Tempio», «Il ritorno a casa», «Il Battesimo di Cristo», «Il lavoro e la giustizia», «L’insegnamento», e sono tratte dal Ms. E.I.1, dal Ms. D.I.21 (Missale Romanum, ms. membranaceo, sec. XIV) e dall’incunabolo XV.VIII.267 (Horae Beatae Mariae Virginis ad usum Ecclesiae Romanae, Parigi, Jean Philippe, ed. Thielmann Kerver, 27 VI 1497).  Si tratta di opere pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali –custodite presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
 
 
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