Domenica 11 dicembre 2016

 

«Fra i nati di donna» (Matteo 11, 11). Macbeth, votato alla lussuria sterminata del proprio potere, cade sull’equivoco della stessa profezia che lo ha innalzato: sarà un prematuro, figlio di cesareo, a svelare la menzogna e dargli la morte. Sarà la foresta di Birnam a salire verso Dunsinane: perché protetti sotto i rami e le foglie degli alberi gli scozzesi ribelli al tiranno vengono a pareggiare i conti. La profezia delle streghe era esatta, l’interpretazione di Macbeth (e della sua terribile moglie) era sbagliata.

 

Anche Gesù forza retoricamente la domanda su Giovanni Battista, quasi a mettere in guardia dalla credulità sulle profezie, e ricordare che il senso della «storia sacra» si trova oltre l’ambiguità delle parole umane. E che il problema non è «prevedere il futuro», ma riconoscere i segni dei tempi. E di gioire quando il momento del Regno è vicino: questa III domenica d’Avvento è chiamata «in laetare»; i paramenti viola vengono sostituiti con quelli rosacei della festa; si interrompe il clima di penitenza perché il Signore sta davvero arrivando. Letteralmente, l’attesa «cambia colore», siamo invitati a riscoprirne non solo il clima di vigilanza ma anche quello di letizia.

 

Il brano di Isaia (I lettura) è in inno alla gioia che verrà: il deserto fiorirà, ciechi e sordi riacquisteranno i sensi perduti. Tutti sono invitati a farsi coraggio, dare il meglio di se stessi. Senza fermarsi all’ambiguità delle parole umane.

 

Marco Bonatti

marco.bonatti@sindone.org

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