Giorni di Rio, per crescere nella fede: partiti da Torino 206 ragazzi

Messaggio dell'Arcivescovo ai giovani della diocesi che saranno in Brasile dal 23 al 28 luglio 2013

Sono 206 i giovani della Diocesi di Torino partiti per la GMG di Rio de Janeiro in programma dal 23 al 28 luglio nella metropoli brasiliana. Il gruppo torinese formato da ragazzi provenienti da parrocchie, associazioni e movimenti si è preparato alla partenza alla volta del Brasile con l’entusiasmo che caratterizza ogni Giornata Mondiale della Gioventù.
 
In particolare la Diocesi di Torino è stata scelta per partecipare attivamente alla Festa degli Italiani (incontro tra i pellegrini italiani e gli italo brasiliani presenti a Rio), in programma mercoledì 24 luglio al Maracanazihno di Rio (e in diretta su RaiUNO alle 23.15). Una rappresentanza torinese sarà sul palco del grande Palasport a nome degli oltre 7mila pellegrini italiani attesi alla GMG.
 
Partecipa alla GMG anche l’Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia (è uno dei vescovi catechisti), il quale ha scelto di viaggiare con un gruppo di giovani in partenza il 22 luglio: si tratta di 20 ragazzi accompagnati da don Luca Ramello, direttore dell’ufficio di pastorale giovanile della Diocesi.
 
Di seguito e nella sezione “Documenti” del sito il messaggio di mons. Nosiglia ai giovani torinesi in procinto di partire.
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Cari amici,
desidero rivolgermi a voi giovani che siete in partenza per Rio dove celebrerete con Papa Francesco la XVI Giornata mondiale della gioventù, ma anche a quanti, pur restando a casa, seguiranno l’evento e lo accompagneranno con la loro preghiera e comunione.
Il tema che il Papa ha messo al centro della GMG è l’invito di Gesù ai suoi apostoli: «fare discepoli tutti i popoli della terra». Gesù lo comanda a persone che erano unite strettamente a lui da diversi anni; lo avevano seguito, amato e creduto in lui, il Maestro e il Signore. La loro missione dunque non doveva essere qualcosa di teorico e di astratto: Gesù non chiedeva loro di annunciare un messaggio fatto di parole e di concetti ma di essere portatori ad ogni uomo della loro stessa esperienza di discepoli.
 
Così si conferma che la fede cristiana non è tanto un complesso di dottrine e di insegnamenti o anche di regole per vivere meglio e bene, ma è una persona da conoscere, amare, incontrare e seguire: Gesù Cristo, accolto come Salvatore e Figlio di Dio, centro della propria vita e del proprio cuore.
Annunciarlo significa dire a tutti che lo abbiamo incontrato e in lui abbiamo trovato la pienezza della vita e della vita eterna; e proporre dunque a tutti la stessa avventura stupenda e meravigliosa, carica di gioia e di speranza dei primi apostoli,come ci ricorda l’apostolo Giovanni: «Ciò.. che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita… noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta» (1Gv 1, 1-4).
 
Dunque l’annuncio è basato su fatti concreti, che hanno inciso profondamente nella esistenza degli apostoli: vedere, udire, toccare, incontrare il Signore. Ma dove è possibile sperimentare tutto ciò anche oggi, se non nella sua comunità storica, dove vive il suo corpo reale e mistico e dove è possibile fare una piena esperienza di fede e di amore con lui?
La GMG rende visibile, agli occhi di tutti i giovani, la realtà della Chiesa nella quale essi ed ogni uomo possono incontrare e sperimentare la viva presenza di Cristo risorto e vivente. Una visibilità che si concretizza nella Parola di Dio insegnata dai successori degli apostoli e sotto la guida del successore di Pietro, nell’Eucaristia cuore dell’evento, nella comunione fraterna e nell’unità di tante lingue, culture, nazioni diverse, che trovano, attorno all’unica croce del Signore, la loro coesione di fede e di carità.
 
La partecipazione attiva e coinvolgente nella esperienza di fede e di amore, che la comunità cristiana fa di Gesù Cristo mediante la Parola, i sacramenti, la comunione fraterna, è dunque la via più efficace e feconda per far sì che la personale esperienza di discepoli del Signore sia vera e credibile e diventi modello di vita anche per gli altri. Allora potremo dire a chiunque ci domanda ragione della speranza che è noi: «Vieni e vedi!». Vieni a vedere e ad incontrare Gesù Cristo nella comunità di coloro che credono in lui e si amano nel suo nome, come Lui li ama.
 
Cari amici,
il Sinodo che stiamo svolgendo vi invita a prendere coscienza che per incontrare il Signore Vivente oggi c’è bisogno della sua comunità di fede e di carità, perché da essa si riceve la testimonianza sicura del Signore risorto, ma anche che la comunità cristiana ha bisogno di voi giovani, del vostro entusiasmo, delle vostre forti convinzioni, del vostro coraggio e dei vostri sogni volti a costruire un mondo nuovo, una speranza certa di rinnovamento della stessa Chiesa e dell’umanità.
 
Operare per rinnovare la Chiesa e cambiare il mondo: questo è il messaggio che il Papa consegnerà ai giovani della GMG di Rio a tutti i giovani del mondo e questo significa puntare decisamente alla santità della vita, perché solo i santi incidono profondamente nel tessuto della storia. Significa anche avere il coraggio di andare controcorrente nei confronti dei tanti messaggi e pseudo valori reclamizzati dalle culture dominanti e mostrare di credere e di agire in coerenza con il Vangelo e con l’insegnamento della Chiesa, per esempio per quanto attiene alla salvaguardia del creato e dell’ambiente; alla difesa e promozione della vita di ogni persona dal primo istante del suo concepimento al suo naturale tramonto; alla promozione della pace, della giustizia e della solidarietà verso i poveri e all’accoglienza di ogni persona diversa da sé per cultura, religione ed etnia.
 
Ci sono poi due ambiti oggi particolarmente decisivi per la mostrare di essere discepoli del Signore, di un giovane credente:
• dare una risposta coraggiosa e fedele, alle chiamate di Dio. Penso alla vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata, in particolare, ma anche a quella al matrimonio e alla famiglia, all’impegno professionale e al servizio agli altri nella Chiesa e nella società;
• annunciare il Vangelo in mezzo a tanti coetanei, che vivono ai margini della comunità o hanno abbandonato e rifiutato la fede o la Chiesa, che si incontrano ogni giorno negli ambienti di vita, di studio, di lavoro, di tempo libero, di strada.
 
Non è una impresa facile, ma non dobbiamo rassegnarci mai di fronte alle nostre debolezze o alle difficoltà dell’ambiente che ci circonda, perché Gesù stesso ci rassicura: «Non temete… io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».
Mons. Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo di Torino
 
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