Pubblichiamo di seguito (e in allegato a fondo pagina) la lettera del cardinale arcivescovo Roberto Repole alla Chiesa torinese, diffusa il 𝟭𝟵 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼 alla vigilia della festa della Consolata.
«Cari fratelli e sorelle,
in occasione della festa della Consolata, patrona della Chiesa torinese, desidero condividere con voi alcuni pensieri a conclusione di un anno che mi ha fortemente impegnato, insieme ai miei collaboratori, nell’accompagnamento dei parroci che stanno assumendo la guida pastorale di due, tre o anche più parrocchie.
Non c’è dubbio che il cambiamento avviato in varie zone della Diocesi è impegnativo. So che diverse comunità si sono messe al lavoro per affrontarlo con fiducia, ma sono anche consapevole che in alcuni casi queste novità possano suscitare sconcerto e fatica. Tuttavia i passi che abbiamo cominciato a compiere sono necessari e urgenti: con questa lettera vorrei richiamarne il significato e anche esortarvi a guardare con fiducia al futuro della nostra Diocesi.
La Chiesa torinese, come tutte le Chiese occidentali, sta vivendo un cambio d’epoca che si poteva intravedere all’orizzonte già alcune decine di anni fa, ma che tocca alla nostra generazione affrontare. È una stagione di grandi trasformazioni sociali e culturali, che vede diminuire il numero dei sacerdoti e quello dei fedeli assidui alla Messa, calare il peso pubblico dei cristiani e la penetrazione culturale del Vangelo. Il futuro è nelle mani del Signore, non lo conosciamo, però il mutamento dei tempi è evidente e dobbiamo affrontarlo con lucidità. Io stesso ho cercato di descriverlo nel 2023 con la lettera pastorale «Quello che conta davvero»: nei prossimi decenni la Chiesa crescerà e si svilupperà in Africa e Asia, mentre in Europa, anche a causa del calo demografico, avremo comunità cristiane più piccole di un tempo.
Non è difficile immaginare l’immediato futuro: esso vedrà nascere collaborazioni più strette fra le parrocchie vicine, modificarsi il modo di esercitare il ministero da parte dei presbiteri, emergere il bisogno di fedeli laici adeguatamente formati. Ecco, in questa prospettiva c’è il senso dei passi che la Diocesi di Torino ha compiuto quest’anno per orientare la vita delle parrocchie: sono stati orientati alla formazione dei laici e alla corresponsabilità di preti, diaconi e fedeli.
Il primo passo è la costituzione di équipes di sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, alle quali affidare la responsabilità condivisa di più parrocchie: sono piccole fraternità che non esauriscono la cura pastorale nella figura di un singolo prete. Uniscono ministeri diversi a servizio del territorio: ve ne sono già alcune in Torino, nella cintura e nella provincia.
Il secondo passo è stato l’attivazione dell’Istituto di formazione «Percorsi», destinato ai laici chiamati a realizzare i nuovi ministeri battesimali istituiti: lettore, accolito, catechista, i servizi di referente per la carità e l’azione sociale e, in prospettiva, di guida della comunità in équipe. Guardo con fiducia a questi ministeri, che vanno al di là dell’emergenza e possono aiutarci a rinnovare il volto della nostra Chiesa.
Un altro passo importante è stato il Convegno interdiocesano unitario, svoltosi nel marzo scorso, e convocato per porre l’accento sulle ragioni profonde della carità cristiana nelle parrocchie. Non potremo mai rinunciare alla carità, dimensione costitutiva della Chiesa, neppure il giorno in cui vedessimo diminuire le nostre forze e risorse economiche.
Ancora: ho avviato una duplice catechesi per gli adulti e per i giovani per sostenere la formazione di cristiani consapevoli; abbiamo moltiplicato gli appuntamenti di fraternità e di spiritualità per i preti.
Raccogliendo un suggerimento proveniente dal Consiglio Presbiterale, ho nominato un mio delegato che assicuri una sempre maggiore cura dei sacerdoti. La Chiesa non può esistere senza sacerdoti che presiedano le comunità e celebrino l’Eucaristia. Per questo non dobbiamo cessare di invocare il dono di vocazioni al ministero ordinato.
Nel contempo, è chiaro che nei prossimi anni sarà sempre più necessario il coinvolgimento dei fedeli laici. Non sarà tanto questione di redistribuire i compiti, ma di far crescere l’autorevolezza dei battezzati, valorizzandone i carismi. Questo non per clericalizzarli, ma perché tutta la Chiesa – composta per lo più da cristiane e cristiani laici – possa continuare a trasmettere il Vangelo, con slancio rinnovato, nei diversi ambienti di vita: dalla scuola all’università, dai luoghi del lavoro a quelli del tempo libero, dalla politica all’economia…
Tre sono gli elementi da preservare in ogni contesto per poterci dire Chiesa: l’ascolto vivo della Parola di Dio, l’Eucaristia nel giorno del Signore e l’esercizio fraterno della carità. Ecco, ci concentreremo su questi elementi fondamentali e valuteremo tutto il resto a partire di qui. Soprattutto, saremo chiamati a vivere questi aspetti curandone al meglio la qualità.
Carissimi, viviamo tempi sfidanti, ma nel corso della sua storia bimillenaria la Chiesa ha mutato molte volte forme e modi di realizzare la sua missione. Porre l’accento sull’essenziale della nostra fede ci farà bene: ci spingerà ad essere comunità più semplici e fraterne, più capaci di spiritualità, più liete e aderenti al Vangelo.
Penso in particolare alle nuove generazioni. Penso ai vostri figli, che non hanno smesso di cercare Dio. I giovani hanno ancora sete di Dio, eppure ci dicono spesso di non trovarlo più all’ombra del campanile. Perché? Cosa si aspettano da noi? Interroghiamoli e lasciamoci interrogare mentre mettiamo mano ai cambiamenti strutturali.
Chiedo a tutti di guardare al futuro con speranza: ai sacerdoti e ai diaconi, di crescere nell’unità, che non è appiattimento ma valorizzazione del ministero a cui siamo chiamati; ai consacrati e alle consacrate, di fecondare con i loro carismi la nostra Chiesa e il mondo; ai fedeli laici, di essere sale e luce in questi tempi travagliati. A ciascuno rivolgo l’invito a riflettere e a pregare senza stancarci per la nostra amata Diocesi.
Maria Consolata e Consolatrice ci protegge benevola. Le fanno corona i Santi torinesi, in particolare Pier Giorgio Frassati, che Papa Leone canonizzerà nel prossimo mese di settembre. A tutti voi un grato e carissimo augurio di buon cammino, insieme alla mia affettuosa paterna benedizione. Buona estate!
Card. Roberto Repole,
arcivescovo di Torino e vescovo di Susa»