«La fede in città. Provocazioni del tempo presente», convegno on line a cura della Facoltà Teologica

Giovedì 13 maggio 2021 dalle ore 15

La Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – sez. Parallela di Torino ha organizzato giovedì 13 maggio 2021 dalle ore 15 convegno: “La fede in città. Provocazioni del tempo presente».

L’incontro si poteva seguire on line su piattaforma Webex a QUESTO LINK.

PROGRAMMA:

  • ore 15: Saluti e presentazione del Direttore – Prof. Roberto Repole
  • ore 15.15: «Chiusura della città, chiusura del sé: il disagio psicologico di fronte alla pandemia», Prof. Carlo Alberto Gallizia (Facoltà Teologica di Torino)
  • ore 15.45: «Vivere e trasmettere la fede in contesto urbano» Prof. Gilles Routhier (Université Laval-Quebec)
  • Segue dibattito
  • ore 17.30: conclusioni del Direttore

Per ulteriori info: www.teologiatorino.it

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Di seguito il testo di presentazione del convegno a cura di don Roberto Repole, pubblicato sul settimanale diocesano «La Voce E il Tempo» del 9 maggio 2021.

Si è ritornati a parlare di Chiesa in uscita, nella nostra diocesi. Lo si sta facendo – per la verità, solo in qualche luogo prescelto – in vista della prossima Assemblea diocesana, che dovrebbe trattare del tema. Si è usato volutamente il verbo «ritornare», perché non è certo la prima volta che si affronta questo tema nella Chiesa torinese. Dopo l’uscita della «Evangelii gaudium», testo programmatico del pontificato di papa Francesco, la Facoltà Teologica di Torino ha infatti avviato una riflessione su ciò che è implicato nella prospettiva di una Chiesa che voglia trasmettere il Vangelo, nell’Europa di oggi: facendo ovviamente particolare attenzione al contesto italiano e, specificamente, torinese. Tale lavoro ha coinvolto il corpo docente, con il quale si sta svolgendo da anni un percorso di studio e di ricerca. Esso è però anche diventato richiesta di collaborazione del contributo di altri studiosi ed offerta di riflessione e confronto per un più vasto pubblico.

È quanto si è realizzato, in particolare, nella celebrazione dei Convegni annuali della Facoltà, divenuti ormai un appuntamento fisso. Solo per fare memoria dei ricchi temi già affrontati: nel dicembre del 2016 si è tenuto il Convegno dal titolo (che prende spunto da Evangelii gaudium 120) «Siamo discepoli-missionari. Quali conversioni per evangelizzare oggi?»; nel febbraio del 2018 il Convegno aveva per tema «Il kerygma: cuore del Vangelo e centro dell’azione evangelizzatrice»; nel dicembre dello stesso anno la riflessione è proseguita sul tema della testimonianza («Gridare il Vangelo con la vita. Forme pratiche di annuncio»); nel febbraio del 2020, poco prima che il Covid ci obbligasse a sospendere ogni attività pubblica, si è trattato di «Teologia e spiritualità in dialogo». Insieme ai nostri docenti hanno preso la parola illustri pensatori provenienti da altre parti d’Italia e del mondo, come Piero Coda, Carlos Maria Galli, Antonio Autiero, Maria Ignazia Angelini. I contributi dei diversi incontri sono stati pubblicati nella collana «Teologia viva» delle Dehoniane di Bologna ed hanno suscitato un sincero apprezzamento in diversi altri ambienti accademici ed ecclesiali d’Italia.

Ora, nella forma del Webinar e dopo la drammatica esperienza della pandemia, si proseguirà con un incontro che mette a tema le sfide che vengono dal vivere e trasmettere la fede in contesto cittadino. Un’attenzione particolare sarà anche rivolta al disagio psicologico che il distanziamento sociale ha provocato e sta provocando. L’appuntamento sarà perciò per il pomeriggio di giovedì 13 maggio a partire dalle ore 15. Il link a cui connettersi lo si trova andando nel sito della Facoltà Teologica. Il tema del Convegno sarà invece: «La fede in città. Provocazioni del tempo presente».

Dopo una introduzione ai lavori del Direttore, verrà offerta una breve relazione dal professor Carlo Alberto Gallizia, della nostra Facoltà, su «Chiusura della città, chiusura del sé: il disagio psicologico di fronte alla pandemia». Seguirà una relazione più lunga, tenuta dal professor Gilles Routhier, della Facoltà canadese di Laval-Quebec su «Vivere e trasmettere la fede in contesto urbano».

Per una Chiesa come la nostra, in cui quasi la metà della popolazione è residente nella grande città di Torino e in cui una discreta parte del resto della popolazione vive in cittadine più piccole e, in ogni caso, in un’epoca nella quale i tempi della vita di tutti sono ormai segnati dalla «civiltà urbana», dovrebbe risultare appetibile a molti un momento di riflessione e di ascolto di questo tipo.

Soprattutto, dovrebbe ormai essere evidente ai più che la strutturazione parrocchiale, così come ancora la si vive in molti casi, risponde a un modello di vita per lo più contadino, molto distante da quello attuale: si pensi, solo per fare un esempio, al fatto che il territorio di residenza non è quasi mai quello del lavoro, della scuola o dell’università, della vita affettiva e sociale… Tutto questo non può non indurci a riflettere e pensare.

È comunque auspicabile che sempre più preti, diaconi, religiosi o laici avvertano, più globalmente, l’esigenza di comprendere che cosa stia dietro a ciò che, a volte in modo un po’ stantio e retorico, chiamiamo ancora «problemi pastorali». Si corre infatti talvolta il rischio di ritenere, un po’ superficialmente, che quel che davvero conti non sia la riflessione, bensì la pastorale: salvo ridurla troppo spesso a questioni stancamente rimestate che non possono certo appassionare delle vite e che possono diventare qualcosa di diverso a seconda del prete o del laico con cui si parla.

Se si vuole ancora continuare a dare un senso alla parola «pastorale» così come all’espressione «Chiesa in uscita», sarà indispensabile un grande sforzo di pensiero e, più in profondità, sarà fondamentale ritornare a fare chiarezza sul senso del nostro esserci come Chiesa nel mondo e su che cosa abbiamo davvero da offrire alle donne e agli uomini con cui ci incontriamo. Inoltre, in un tempo in cui siamo sempre di più una minoranza, per la quale si nutre sempre meno interesse – persino da parte di chi ha una qualche sete di Dio! – sarà indispensabile diventare dei cristiani in formazione continua, che abbiano quanto meno il sentore della ricca tradizione teologico-spirituale di cui disponiamo. Senza questo, la «pastorale» diventerà una parola ancora più vuota di quel che spesso è già; e si perderà persino il senso del nostro «uscire».

Anche per questo, un centro formativo come quello della Facoltà Teologica dovrebbe essere percepito come una ricchezza necessaria e non un lusso di cui si può tranquillamente fare a meno. L’auspicio è che occasioni come il prossimo Convegno siano – come è già accaduto nel passato – l’opportunità di riprendere confidenza con tutto ciò e di trovare (in quest’anno solo a distanza, purtroppo!) un luogo di incontro per tutti: studiosi e non, preti e laici, cultori di teologia o semplici curiosi…

(don Roberto REPOLE da «La Voce E il Tempo» del 9 maggio 2021)

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