Sinodo dei vescovi, seconda settimana dei lavori

Tra il 9 e il 14 ottobre 2023 la seconda e terza fase del confronto dei padri sinodali nei Circoli minori. Mons. Repole tra i tre teologi intervenuti all'incontro del 14 ottobre su "Chiesa e sinodo"

Il Sinodo – numeri e partecipanti

Dal 4 al 29 ottobre 2023 la XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione» mette al centro il tema della sinodalità. I partecipanti sono 464, tra cui 365 membri votanti, di cui, prima volta con diritto di voto, 54 donne. Sono presenti senza diritto di voto alcuni «invitati speciali» e 12 delegati fraterni che rappresentano altre Chiese e comunità ecclesiali. Relatore generale di questo Sinodo è il cardinale Jean-Claude Hollerich. Mons. Roberto Repole è tra i cinque prelati designati dalla Conferenza Episcopale Italiana, assieme a lui: mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara; mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto; mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli; mons. Mario Enrico Delpini, Arcivescovo di Milano.

SECONDA FASE dei lavori 

Dopo la pausa domenicale, lunedì 9 ottobre 2023 il cardinale lussemburghese il Jean-Claude Hollerich, relatore del Sinodo sulla sinodalità, ha aperto i lavori della quarta Congregazione generale dedicata al secondo modulo dell’Instrumentum laboris, il documento che fa da traccia ai lavori di padri e madri sinodali. «Una comunione che si irradia. Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?» è il tema del modulo in questione, il B1, sul quale si concentreranno i Circoli Minori – a partire già dal pomeriggio del 9 ottobre – e gli interventi in aula.

Passati dall’“io” al “noi”

All’introduzione del presidente delegato di turno, l’arcivescovo di Perth, Timothy John Costelloe, è seguito l’intervento del relatore Hollerich, a sua volta seguito da una pausa di silenzio, la lettura del Vangelo di Giovanni (4, 7-30), una meditazione di padre Timothy Radcliffe e “spunti teologici” da parte della professoressa Anna Rowlands. Poi, anche quattro testimonianze di tre membri dell’Assemblea, che condividono l’esperienza della loro Chiesa locale in relazione ai temi del B1.

Illustrando il metodo di lavoro e i cambiamenti nella composizione dei Circoli Minori, il cardinale Hollerich ha sottolineato che, se con i lavori sul primo Modulo l’assemblea ha «ripreso contatto con l’esperienza del camminare insieme del Popolo di Dio in questi due anni», con questa seconda parte si entra invece nel vivo con l’esame della prima delle tre questioni emerse dalla fase consultiva, cioè quella dell’ascolto del Popolo di Dio. I partecipanti al Sinodo dovranno allora confrontarsi nei prossimi giorni «con interrogativi puntuali e concreti», forti anche del «clima di collaborazione» costruito la scorsa settimana in cui «abbiamo iniziato a tessere relazioni e costruire legami, abbiamo cominciato a passare dall’io al noi».

Dio ama ogni singola creatura 

Hollerich si è soffermato poi sul tema della “comunione”, al centro di questa seconda parte dell’Instrumentum laboris: «Il Dio uno e trino ha creato l’umanità, ogni essere umano; e questo Dio, che è amore, ama l’intera creazione, ogni singola creatura e ogni essere umano in modo speciale. L’amore di Dio è così grande che il suo potere salvifico è il modo in cui si manifesta. Come Chiesa, come Popolo di Dio, siamo in questa dinamica di salvezza. E in questa dinamica si trovano le basi dell’unità del genere umano», ha affermato il porporato.

La storia di una famiglia africana in Europa

Hollerich ha raccontato un’esperienza personale per rimarcare il fatto che è proprio il background di ognuno, condiviso in modo “sinodale”, ad aiutare nella risposta alle domande dell’Instrumentum. È la storia di una famiglia trasferitasi dall’Africa in un Paese europeo: «Hanno fatto fatica a trovare una parrocchia in cui vivere la loro fede. La parrocchia cattolica che avevano frequentato all’inizio era una parrocchia di praticanti che vanno a Messa, ma la comunità non offriva un senso di comunione più profondo. Si sentivano guardati dall’alto in basso perché avevano abitudini religiose diverse. Si sentivano completamente esclusi», ha raccontato Hollerich.

La famiglia ha trovato accoglienza in una comunità metodista dove ha ricevuto «un aiuto concreto per muovere i primi passi nel nuovo Paese». «Soprattutto – ha sottolineato il cardinale -, sono stati accolti come fratelli e sorelle, non come oggetti di carità, non erano semplicemente un mezzo per persone che volevano fare del bene. Sono stati accolti come esseri umani che camminano insieme».

La storia è simbolica: «Quando ho sentito questa testimonianza, mi sono venuti in mente il mio Paese e la mia Chiesa. Probabilmente da noi sarebbe accaduto lo stesso, con la differenza che da noi non c’è una Chiesa metodista per accoglierli», ha confessato il relatore generale.

«Tutti… tutti… tutti…»

Hollerich ha rilanciato quindi il messaggio del Papa durante la Gmg, ribadito anche durante la Messa di apertura del Sinodo, il 4 ottobre: «Tutti sono invitati a far parte della Chiesa». «Todos… todos… Tutti… tutti… Gesù ha esteso questa comunione a tutti i peccatori. Siamo pronti a fare lo stesso? Siamo pronti a farlo con gruppi da cui potremmo sentirci infastiditi perché il loro modo di essere sembra minacciare la nostra identità?”, ha domandato il cardinale.

Dialogo ecumenico

Questa comunione si riflette anche nell’ecumenismo. Un altro interrogativo da parte del relatore generale del Sinodo: «Come possiamo vivere profondamente la nostra fede nella nostra cultura senza escludere le persone di altre culture? Come possiamo impegnarci con donne e uomini di altre tradizioni di fede per la giustizia, la pace e l’ecologia integrale?».

No a riflessioni come trattati teologici

La riflessione su tali questioni è la “posta in gioco” di questa seconda settimana di lavori sinodali, ha sottolineato Hollerich. «Dobbiamo pensare, dobbiamo riflettere, ma la nostra riflessione non deve assumere la forma di un trattato teologico o sociologico. Dobbiamo partire da esperienze concrete – ha detto -, le nostre personali e soprattutto l’esperienza collettiva del Popolo di Dio che ha parlato attraverso la fase di ascolto».

Non temere le tensioni

Nel pomeriggio di lunedì 9 e martedì 10 mattina i partecipanti al Sinodo hanno lavorato nei Circoli Minori. La composizione è cambiata: non più suddivisi per preferenze linguistiche ma anche “tematiche”. «Non saremo comunque su pianeti diversi… La peculiarità di ogni gruppo renderà più ampio lo scambio in plenaria», ha affermato Hollerich. «Qualcuno mi ha detto che col B1 aumenteranno le tensioni. Non temiamo le tensioni – è la sua raccomandazione conclusiva -, le tensioni fanno parte del processo fintanto che noi ci consideriamo fratelli e sorelle che camminano insieme».

TERZA FASE dei lavori

Venerdì 13 ottobre 2023 il cardinale arcivescovo di Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, ha aperto i lavori dell’ottava Congregazione generale, alla presenza di Papa Francesco, introducendo il terzo modulo dell’assemblea. «Corresponsabili nella missione. Come condividere doni e compiti a servizio del Vangelo?» è il tema della sezione B2 dell’Instrumentum laboris, il documento che fa da traccia ai lavori di padri e madri sinodali, sulla quale nei prossimi giorni si concentreranno il confronto nei Circoli Minori e gli interventi in aula.

Missione e comunione

Il tema del terzo modulo è la missione. Hollerich ha ricordato che «con grande chiarezza a tutti i livelli del processo sinodale è stato ribadito che ‘Una Chiesa sinodale è una Chiesa inviata in missione’». È il comando di Cristo agli apostoli che «si estende a tutti I membri della nostra Chiesa apostolica». Il tema della missione, ha sottolineato, è emerso continuamente nei lavori del secondo Modulo, dedicato alla comunione, perché questa «non è chiusa in se stessa, ma percorsa dalla spinta verso la missione». Inoltre «lo scopo della missione è proprio estendere l’ambito della comunione, consentendo a un numero crescente di persone di incontrare il Signore e accogliere la sua chiamata a far parte del suo Popolo».

Missionari nel “continente digitale”

Dal lavoro dei giorni precedenti i partecipanti al Sinodo possono trarre, per il relatore generale, l’esempio della prospettiva del “continente digitale”, già al centro di molti interventi. Molti di noi, ha ricordato, «vedono Internet solo come uno strumento di evangelizzazione. Ma è di più, perché trasforma il nostro modo di vivere, di percepire la realtà, di vivere le relazioni. Così diventa un nuovo territorio di missione». Siamo pronti, come Francesco Saverio, si è chiesto Hollerich, «disponibili e preparati per viaggiare verso questo nuovo continente?». La maggior parte dei vescovi e degli altri partecipanti, riconosce, «non possono essere guide in questi nuovi contesti della missione», ma hanno bisogno «di essere guidati da coloro che abitano il continente digitale». «Noi vescovi, almeno la maggior parte di noi, non possiamo fare da pionieri in questa missione, ma stiamo imparando lungo il cammino aperto dai membri più giovani del Popolo di Dio». Anche questo, per il cardinale lussemburghese, «ci aiuta a capire perché il nostro titolo parla di corresponsabilità nella missione: tutti i battezzati sono chiamati e hanno diritto a partecipare alla missione della Chiesa, tutti hanno un contributo insostituibile da dare». Questo vale per il continente digitale, ma «anche per altri aspetti della missione della Chiesa».

Schede di lavoro e indicazioni di metodo

Il relatore generale ha passato poi in rassegna le cinque schede di lavoro relative alla Sezione B2, ricordando che «ogni gruppo ne affronterà una sola, dando fiducia al lavoro di altri Circoli Minori sulle altre schede, di cui condivideremo i frutti in plenaria». I temi delle schede in sintesi sono: 1) significato e contenuto della missione, 2) la ministerialità nella Chiesa, 3) promozione della dignità battesimale delle donne, 4) elazione tra ministero ordinato e i ministeri battesimali, 5) rinnovamento e promozione del ministero dei vescovi.

Il porporato lussemburghese ha concluso la sua introduzione con alcuni suggerimenti di metodo assembleare. A partire dall’attenzione a «fare spazio alla parola dell’altro», via via «che il metodo della conversazione nello Spirito ci diventa più familiare». E ha sottolineato la fatica che i gruppi dei Circoli minori fanno durante il secondo giro di interventi, quando ciascuno dovrebbe «mettere da parte il proprio punto di vista, il proprio pensiero, per fare attenzione alle risonanze che l’ascolto degli altri suscita dentro di lui o di lei». Non si tratta infatti di «un prolungamento del primo giro, ma l’occasione per aprirsi a qualcosa di nuovo, che magari non si era mai pensato in quel modo».

Presentare sempre i punti di convergenza e divergenza

Un dono dello Spirito per tutti e un’attenzione all’ascolto che «deve poi proseguire durante le Congregazioni Generali». Nelle quali «gli interventi liberi dovrebbero manifestare le risonanze a quanto i gruppi hanno condiviso poco prima». Per questo sarà importante, ha sottolineato Hollerich, che le relazioni dei gruppi e gli interventi dei relatori presentino sempre più «i punti di convergenza e di divergenza, ma soprattutto gli interrogativi da approfondire e le proposte di passi concreti da compiere» verso la seconda sessione del 2024. L’invito finale è stato a non dare «risposte affrettate che non considerano tutti gli aspetti» di quelli che sono alcuni dei punti chiave del Sinodo, e a «consultare i teologi che sono con noi», pregare e approfondire le domande da portare nel 2024.

[Fonte: Vatican News 9  e 13 ottobre 2023]

L’APERTURA e la prima settimana dei lavori il 4-6 ottobre 2023

CALENDARIO e TESTI DEI PRIMI DUE MODULI della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi

La PREGHIERA delle comunità locali

Con lettera del 12 settembre 2023 indirizzata ai vescovi, il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha invitato le comunità locali ad accompagnare i lavori con la preghiera. «“Senza preghiera non ci sarà Sinodo” (papa Francesco, Intenzione di preghiera per il mese di ottobre 2022). II Sinodo è innanzitutto un evento di preghiera e di ascolto e non coinvolge unicamente i membri dell’Assemblea sinodale, ma ogni battezzato, ogni Chiesa particolare. Tutti, infatti, siamo chiamati in questo momento ad unirci nella comunione della preghiera e nell’invocazione insistente dello Spirito Santo perché ci guidi nel discernimento di ciò che il Signore chiede oggi alla sua Chiesa».

Le forme di preghiera suggerite – spiega una nota della Pastorale liturgica diocesana –  sono anzitutto quelle dell’ascolto della Parola e dell’adorazione, quindi quelle dell’intercessione e del ringraziamento. L’intercessione è un modo di farsi carico di ciò che accade, di dichiarare davanti a Dio il proprio coinvolgimento, di dire: mi interessa, mi appartiene. Il ringraziamento, invece, riconosce il primato dell’azione di Dio e della sua grazia in tutte le nostre opere e nella vita della comunità cristiana. Come afferma il cardinale Mario Grech, segretario del Sinodo, «la preghiera di ringraziamento è una vera terapia per farci passare dal nostro ripiegamento su noi stessi all’apertura alla scoperta di ciò che Dio continua ad operare nella sua Chiesa».

Tutte queste forme di preghiera trovano nell’Eucaristia il loro luogo sorgivo e culminante, così che nel raduno dell’Eucaristia si possa realizzare il massimo punto di comunione spirituale con l’evento sinodale. Da qui l’invito ad accompagnare il Sinodo con la preghiera soprattutto nelle celebrazioni eucaristiche festive e feriali della comunità. A questo proposito, una serie di formulari per le preghiere universali sono disponibili sul sito della Pastorale liturgica della Diocesi.

«CHIESA E SINODO», IL CONFRONTO TRA I TEOLOGI

Il Sinodo è “un richiamo a una prassi che deriva dall’antichità e dai grandi concili” e, come ha scritto Paolo VI nel motu proprio Apostolica sollicitudo del 15 settembre del 1965, è “un’attuazione di un’idea di Chiesa che viene da lontano” e “una risposta ai segni dei tempi”. A ribadirlo è monsignor Giacomo Canobbio, professore emerito della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e uno dei tre teologi intervenuti sabato 14 ottobre 2023 all’altare della cattedra della Basilica di San Pietro durante l’incontro “Chiesa e Sinodo sono sinonimi: stili e forme di una Chiesa sinodale”.

Canobbio: il Sinodo è un antidoto al clericalismo

Un incontro pensato in concomitanza con la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in corso in Vaticano, e che ha previsto la riflessione – moderata da don Dario Vitali, coordinatore degli esperti teologi all’Assemblea del Sinodo – su due letture tratte dalla già citata Apostolica sollicitudo e dal discorso di Papa Francesco del 17 ottobre 2015 per i 50 anni dall’istituzione del Sinodo. Una decisione, continua monsignor Canobbio, che è senza dubbio un effetto del Concilio Vaticano II e che è stata anche influenzata dal clima di riflessione teologica nella Chiesa di quel periodo, che suggeriva una maggiore attenzione alle periferie. L’obiettivo iniziale del Sinodo era quello di rafforzare l’unione tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo, avere un’informazione diretta ed esatta sulla vita della Chiesa e rendere più facile il raccordo delle opinioni sulla dottrina e sul modo di agire. Un evento, spiega ancora Canobbio, che diventa un processo con la Costituzione apostolica Episcopalis communio di Francesco del 2018. “Un antidoto al clericalismo”, spiega ancora il teologo, “malattia che affligge la Chiesa e che impedisce di affermare l’identità del popolo di Dio”. “Il Sinodo è lo sbocco di un cammino e solo così potrà essere cospicuo”, conclude, “prestando attenzione allo Spirito che parla attraverso la mente e il cuore delle persone.

Segoloni: impossibile parlare di vescovi senza il popolo di Dio

“Nel Sinodo ci sono i vescovi, ma dov’è il popolo di Dio?”. Da questa domanda invece è scaturita la riflessione della professoressa Simona Ruta Segoloni, professoressa presso l’ateneo Giovanni Paolo II di Roma. “Parlare di vescovi senza parlare di popolo di Dio è impossibile”, sottolinea, “perché a loro è affidata una porzione del popolo di Dio”. In questo senso il Sinodo è necessario non solo “perché i valori di un soggetto collettivo come la Chiesa hanno bisogni di istituti giuridici”, ma anche perché “non sarebbe possibile radunare solo i vescovi se la Chiesa vuole sentirsi radunata”. “Niente di ecclesiale”, infatti, “avviene fuori dal popolo”. Compreso il Sinodo in atto, in cui è necessario un “reciproco ascolto” che superi la logica della semplice consultazione dei laici e arrivi a una costruzione condivisa del consenso. “Ogni membro del processo è un membro decisivo del processo”, spiega ancora Segoloni, “e non esiste ministero o Sinodo se non per far vivere il popolo”.

Repole: sinodalità è rendere vivo il Vangelo dentro una cultura

Il Concilio Vaticano II, spiega invece monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e teologo, percepisce la necessità di aiuto al Papa, “ma non si apre veramente alla realtà delle Chiese locali”. Come testimonia la Lumen gentium, la visione che emerge dal Concilio è ancora esclusivamente universalista. L’obiettivo della sinodalità, sottolinea ancora monsignor Repole, “è rendere vivo il Vangelo dentro una cultura”. “Le Chiese locali sono immerse in una cultura democratica”, conclude, e certi valori è difficile comprendere come esistano fuori dalla Chiesa e non dentro la Chiesa.

(fonte: Vatican News del 14, 16 e 17 ottobre 2023)

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