Venerdi’ 23 dicembre 2016

 

Nel «giorno grande e terribile del Signore» il profeta Malachia (I lettura) testimonia il timore che invaderà i cuori per questo trovarsi alla presenza dell’Eterno; ma dice anche che, nei giorni della sua venuta, il Signore si presenterà come amico, purificherà i figli di Levi, gradirà l’offerta di Giuda e di Gerusalemme. La stessa immagine, di questa presenza del «Dio vicino» si ritrova nel Vangelo: «davvero la mano del Signore era con lui».

 

Il Natale è ormai vicinissimo, e la liturgia si concentra su questa realtà semplice e grandiosa, del Bambino che nasce e porta una salvezza profonda, radicale, inaudita. Chiede, la liturgia, un atteggiamento di fede, di attenzione profonda alla parola di Dio e ai «segni» che essa lascia nella nostra vita. Un’attenzione come quella che fu del cardinale Ballestrero, di cui si sta preparando il processo di beatificazione: «Di sorprese nella mia vita ne ho avute tante, ma mi hanno insegnato a non fare progetti, a non chiudere i desideri e i progetti di Dio sull’orizzonte illuminato della mia giovinezza esuberante e ardimentosa, della mia saggezza matura piena di presunzioni e di sicurezze, e la mia malizia di anziano piena di dubbi e di perplessità. Se qualche cosa ha dato alla mia vita un senso e soprattutto alla mia vita ha conservato la felicità, questo è aver creduto al Signore, aver detto di sì ad occhi chiusi e averlo seguito come un discepolo che non sa dove va, ma che sa di avere la mano nella mano di Qualcuno che lo sa anche per lui».

 

Marco Bonatti

marco.bonatti@sindone.org

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