Migranti in Valle di Susa: incontro tra mons. Nosiglia e le istituzioni locali

Martedì 7 aprile 2021 confronto per individuare percorsi e soluzioni condivisi

Martedì 7 aprile 2021 negli uffici della curia vescovile di Susa si è tenuta una riunione convocata dall’Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa, Mons. Cesare Nosiglia, per confrontarsi sulla situazione dei migranti alla frontiera della Val di Susa: un incontro voluto dalla Chiesa locale con le istituzioni e le associazioni che operano in questo ambito, per provare ad individuare percorsi e soluzioni condivise.

A livello istituzionale erano presenti per la Prefettura di Torino il viceprefetto aggiunto Paolo Cosseddu e il funzionario Assistente Sociale Donatella Giunti. I territori di frontiera erano rappresentati dal sindaco del comune di Oulx, Andrea Terzolo, quello di Claviere, Franco Capra, e dall’assessore alle politiche sociali del comune di Bardonecchia Marchello Piera.

Il mondo del volontariato era rappresentato dalla CRI – comitato di Susa, con la presidente Grazia Rapaggi ed il responsabile della sezione di Bussoleno Michele Belmondo, dal dott. Paolo Narcisi, presidente della associazione Rainbow for Africa Onlus, e dal volontario Luca Guglielmetto.

Per la Chiesa locale partecipavano il responsabile della Pastorale Migranti della diocesi di Torino Sergio Durando, il direttore della Caritas di Susa Alessandro Brunatti, il vicario della Diocesi di Susa Mons. Daniele Giglioli e don Luigi Chiampo in veste di rappresentante della Fondazione Talità Kum Budrola onlus e della migrantes diocesana, che gestisce il Rifugio Fraternità Massi di Oulx, nonché responsabile dell’Ufficio migranti della diocesi di Susa.

L’incontro ha permesso di fare il punto sull’evoluzione del fenomeno migranti negli ultimi anni, a partire dai primi passaggi a Bardonecchia nel 2017 per arrivare alla situazione attuale, che coinvolge principalmente i comuni dell’Alta Valle, geograficamente in prima linea, ma che interroga profondamente e che chiama all’azione tutto il territorio della Valle.

Negli ultimi mesi i passaggi si sono intensificati e sono ormai prevalenti gli arrivi dalla rotta balcanica di famiglie con bambini piccoli e di soggetti fragili, la capacità di accoglienza è concentrata nel comune di Oulx con i 55 posti del Rifugio Fraternità Massi che è il riferimento principale per la rete informale di associazioni e volontari che opera a favore dei migranti.

Lo sgombero della casa cantoniera occupata di Oulx, che, se pure al di fuori della legalità, garantiva un punto di appoggio ulteriore ai flussi di passaggio, ha messo in luce l’esigenza di affiancare alla volontà e alla generosità dei privati una risposta istituzionale più forte come anticipato da Monsignor Nosiglia nella sua lettera del 25 marzo.

Stimolati dall’Arcivescovo a una progettualità di più ampio respiro, i partecipanti hanno condiviso un progetto di azione per il rilancio delle attività a sostegno dei migranti basato su alcuni punti fondamentali:

la riorganizzazione del Rifugio di Oulx, con il contributo di fondi pubblici, per consolidare questo nodo logistico della accoglienza;

l’estensione della capacità di accoglienza ad altri Comuni della media Valle grazie alla disponibilità di strutture private e della protezione civile da utilizzare quando necessario;

il potenziamento della rete di soccorso e assistenza, di base e sanitaria, su tutto il territorio dell’Alta Valle, riconoscendo e supportando il ruolo delle associazioni che già operano sul territorio e l’impegno della diocesi che ha profuso locali e fondi della Caritas.

 

In particolare, il passaggio da una azione locale e gestita con risorse private ad una azione di territorio con il contributo della prefettura e del Ministero dell’Interno, deve segnare un salto di qualità nella gestione di un fenomeno che non diventa di ordine pubblico solo se si lavora in modo coordinato alla salvaguardia e alla tutela delle persone in transito, dei loro diritti e necessità di base.

Monsignor Nosiglia ha concluso ribadendo il ruolo importante che hanno e che possono avere le comunità parrocchiali delle diocesi di Susa e di Torino, con il loro capitale umano e la naturale capacità di accoglienza, e – d’intesa con i rappresentanti della Prefettura – si è impegnato a sollecitare una risposta rapida da parte delle istituzioni.

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